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ottobre

L’ULTIMA PAROLA: MAI PIU’ UN LEGHISTA DA PARAGONE. PAROLA DI UMBERTO BOSSI

Umberto Bossi e la guerra a L'ultima parola

L’ultima parola più che a Gianluigi Paragone stavolta spetta ad Umberto Bossi e per il talk show nato per fare da contraltare a Michele Santoro sono cavoli amari. Dal quartier generale della Lega Nord vento di guerra contro il conduttore de L’ultima parola, nonchè vicedirettore della seconda rete della tv di Stato. Il Senatur è stato chiaro, e un quotidiano amico come Il Giornale gli attribuisce questo monito:

Da Paragone non bisogna andarci, se qualcuno ci va è per farsi vedere, vuol dire che pensa a sé e non alla Lega.

A monte dell’improvviso cambiamento di rotta c’è il dietrofront di Paragone, d’ispirazione maroniana, che ha pubblicamente preso le distanze dalla recente politica della maggioranza, un esecutivo che naviga da mesi in acque sicuramente turbolente. Lui deluso dalla centralizzazione del partito che ha smarrito man mano la propria forza propulsiva contro i guai della politica italiana, loro delusi dalla sua disobbedienza e dal suo riversarsi nell’antipolitica generalizzando il malcontento.

Non c’è bisogno di scomodare la sociologia della politica per comprendere che tutto ruota attorno al tradimento del patto di fedeltà, pratica molto diffusa in una coalizione a forte tensione carismatica come quella dell’attuale centro-destra. Paragone diventa il capro espiatorio di una situazione complessa con una girandola di proteste interne: dai sindaci che minacciano quotidianamente di riportare le fasce tricolori a Tremonti e Berlusconi fino a Roberto Maroni che con l’apertura al referendum sta confermando le voci che lo descrivono come colui che può staccare la spina da un momento all’altro.

Poco importa che la base scalpiti dopo i rospi che quotidianamente si devono inghiottire. Se poteva andare bene salvare un Milanese, non si può dire la stessa cosa per Romano, un cognome e un aggettivo che dalle parti del Po’ non è mai piaciuto così tanto. Paragone forse da uomo che per anni ha diretto un giornale fortemente a contatto con la gente nel bivio ha deciso di seguire l’inclinazione più istintiva mirando forse a sopravvivere alle future liste di proscrizione per i protagonisti di questo clima da fine impero.

Un caso limite che magnifica il paradosso delle nomine politiche in Rai, lamentato da tutti ma mai risolto da nessuno. Un giornalista prima piazzato sulla poltrona che conta dal partito a lui più vicino ideologicamente per poi essere messo al bando dagli stessi vertici che lo hanno innalzato a interlocutore privilegiato della nazione che paga il canone del servizio pubblico. La Lega così perde un rappresentante in Rai perdendo peso e dovendo boicottare un vecchio amico.

Un senatore dal fazzoletto verde come Giovanni Torri, sempre secondo la dichiarazione riportata da Il Giornale, allora sbotta:

Questi sono solo mercenari che scelgono il momento più adatto per raggranellare quattro denari. E la prova è che Paragone è vicedirettore in Rai grazie alla Lega, è dura ammetterlo ma è così! Lui ha detto che vuol tornare a fare il cronista? Allora se ha un po’ di dignità si dimetta dalla Rai e torni a Rete55 di Varese. Mi immagino il gesto di Paragone davanti a una proposta del genere.

Chi ci rimette in tutto ciò? La risposta la sapete: sarà pure populismo ma stringi stringi chi piange le conseguenze di questa bufera è solo l’utente, che paga, metaforicamente e non, queste trame sotterranee e losche della spartizione del bottino.



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3 Commenti dei lettori »

1. WHITE-difensore-di-vieniviaconme ha scritto:

2 ottobre 2011 alle 14:35

mah.senza parole.



2. Giuseppe ha scritto:

2 ottobre 2011 alle 16:24

Chi ci rimette è la Rai massacrata da scelte che non hanno niente a che vedere con il servizio pubblico e la professionalità. Si potrebbe dire: niente di nuovo sotto il cielo, la spartizione partitocratica è sempre esistita, eppure la Rai ha continuato a resistere per decenni producendo, a volte, qualcosa di decente. Ma oggi la decadenza sembra in stile fine impero. E la cosa non stupisce considerato che oltre la crisi economica più grave dal dopoguerra, oltre l’appesantirsi del fenomeno della corruzione, oltre la vacanza sostanziale di un governo nazionale degno di questo nome, assistiamo anche all’assalto dell’unità nazionale da parte di chi, simili ai topi che abbandonano la nave che affonda, sperano di far credere che la soluzione sia quella segare in due la barca. E sono gli stessi che prima hanno voluto a tutti i costi i propri servitori sul ponte di comando televisivo e poi adesso li rinnegano non tanto perchè il servitore è infedele ma perchè non gli serve a niente cioè non fa ascolti, non fa proseliti e non porta voti. Che le urne, al più presto, li puniscano (ma non mi illudo).



3. anna ha scritto:

3 ottobre 2011 alle 14:13

E’ vero, si resta senza parole!!!Ormai non cercano nemmeno di salvare le apparenze! Non ho mai seguito Paragone, proprio per il suo pensiero politico, ma sembra che questo sia un vero voltafaccia, si suol dire, sputare nel piatto in cui si mangia! Ma ci sono anche altre logiche, salvarsi finchè la barc ancora non è affondata, sperare in un proseguo! Resta il fatto che questa Rai è sempre più un covo di politici che cercano di portare l’acqua al proprio mulino! Ma ribadisco, ognuno ha il diritto di esternare il proprio pensiero, ma lo lo facessero con i propri mezzi e non con quelli degli italiani!!!



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