Domani sarà l’ultimo giorno del Roma Fiction Fest e qualcuno nemmeno si sarà accorto della sua esistenza. Questo succede perché la fiction non ha e non può avere la stessa tradizione del cinema e quindi anche un festival che riguarda un prodotto televisivo, nell’immaginario di molti, non può essere paragonato ad un festival cinematografico.
Eppure tanto sta cambiando e si capisce guardando i molti ragazzi che affollano l’Auditorium Parco della Musica già da qualche giorno. Saranno studenti di cinema, di Sociologia o di Scienze della comunicazione oppure semplicemente degli appassionati del linguaggio televisivo in generale e delle serie tv in particolare. Certamente le serie quelle con la “s” maiuscola sono quelle americane e su questo, credo, nessuno vorrà contraddirmi. Brothers and sisters, Damages, Dexter, Lost, 24 Hours, Nurse Jackie, Dirty sexy money (mi fermo altrimenti non vado più avanti a scrivere) non sono solo televisione ma si avvicinano moltissimo al linguaggio cinematografico. Anzi, se mi permettete, spesso vanno pure oltre il cinema stesso. E questo l’hanno capito, molto prima di me, registi Usa del calibro di Steven Spielberg che, infatti, è ormai un produttore di serie tv.
Il suo Terra Nova, è una serie andata in anteprima al Fiction Fest e che andrà in onda su Fox canale 111 di Sky a partire dal 4 ottobre, ogni martedì alle 21. Quasi in contemporanea con gli Stati Uniti dove l’anteprima ha avuto un discreto (ma non esaltante) successo, ed è stata seguita da 9 milioni di telespettatori. Aspettiamo anche di vedere il suo Falling skies, una serie sull’arrivo degli alieni sulla terra. Per questo immagino che il modello per tutti questi ragazzi che affollano il Fiction Fest non siano le fiction nostrane e che il loro desiderio, se un giorno vorranno fare il mestiere di registi o sceneggiatori, sia quello di realizzare prodotti come quelli statunitensi. Mi dispiace deluderli ma questo, in Italia, è praticamente impossibile.
È impossibile perché il nostro sistema di scrittura di fiction, il nostro sistema produttivo e, spesso, i nostri registi sono superati (anziani non solo per età ma anche di mentalità) e appartengono ad un mondo in via di estinzione. È impossibile perché la fiction viene ancora ritenuta un prodotto per famiglie, perché la crisi economica, invece di dare nuovi stimoli ad inventare, porta i network e le produzioni a realizzare innumerevoli stagioni di prodotti che hanno avuto successo e si preferisce andare sul sicuro senza innovare piuttosto che rischiare.
Invito, dunque, questi ragazzi, fra i quali ce ne sarà senz’altro qualcuno di talento, a voltare lo sguardo verso il web, l’unica piattaforma, a mio avviso, in grado di dare le risposte che cercano. La vera novità del Roma Fiction Fest è lo Spazio Serie web che oggi ospiterà, fra le varie cose, L’altra, la prima serie italiana sviluppata interamente su Facebook e girata da Riccardo Milanesi. È la storia di una ragazza rimasta intrappolata per giorni nella biblioteca della scuola, in compagnia di una forza soprannaturale. Ad aiutarla, più di 2.300 Facebook Fans ed il finale a sorpresa è arrivato con cinque giorni di anticipo.
Contrariamente a quanto succede per le serie tv, la chiusura anticipata non è stata dettata dalla mancanza di ascolti ma da una partecipazione inaspettatamente ampia da parte degli utenti che, interagendo con la protagonista, hanno partecipato alla scrittura e quindi dato soluzioni che il regista non si aspettava. La serie, fra l’horror e il thriller, ha partecipato al Los Angeles Web Series Festival (in Usa hanno già un Festival in merito e questo la dice lunga sulla nostra lentezza) da cui è uscita vincitrice la protagonista, Ilaria Silvestri, come miglior attrice. Se non avete la possibilità di vederla oggi al Fiction Fest, il mio consiglio è di andarla a cercare sulla rete, perché, vi assicuro, ne vale la pena. Lo spazio dedicato a questi prodotti è ancora troppo piccolo ma è li, in questo spazio, che oggi succede, davvero, qualcosa di nuovo.
1. alex1989 ha scritto:
29 settembre 2011 alle 18:29