A’ la guerre comme a’ la guerre. Augusto Minzolini torna ad usare la ghigliottina della parola, arma di legittima difesa e soluzione estrema per tranciare la testa ai “Robespierre da strapazzo” che agitano l’informazione televisiva. Chiamato alle armi dal clima giacobino che si respira di recente, ieri sera il direttore del Tg1 è intervenuto di persona nel notiziario delle 20 con un editoriale di contrattacco alle critiche rivolte alla sua testata per la lunga intervista concessa a Silvio Berlusconi. “Più che critiche sono state rivolte vere e proprie manganellate mediatiche anche in una trasmissione di questa azienda” ha denunciato il Minzo riferendosi a giudizi di merito espressi in questi giorni sulla giornalista che aveva realizzato il servizio col premier poi sanzionato dall’Agcom.
Rispetto a chi sentenzia sull’operato altrui, il ‘direttorissimo’ precisa: “il sottoscritto non condivide tutto quello che va in onda sulle reti Rai però rispetta ogni trasmissione e ogni punto di vista. Non ho mai espresso giudizi negativi, usate espressioni al limite dell’insulto verso altri nè tantomeno ho chiesto epurazioni“. E probabilmente – lascia intuire – avrebbe potuto fare diversamente, ad esempio quando qualche “pseudo sacerdote dell’informazione ha elevato al rango di icona antimafia un mezzo cialtrone come Massimo Ciancimino“. Invece ha taciuto “per un senso di tolleranza” e di rispetto verso ‘mamma Rai’.
“Se si vuole salvaguardare il pluralismo nell’informazione di questo Paese bisogna essere tolleranti. La ricchezza di posizioni – predica frate Augusto dal pulpito del Tg1 - è un bene non un male, l’importante però è che queste siano espresse sempre con il dovuto rispetto verso chi non la pensa come noi. Siamo all’abc della democrazia” spiega il penitenziere dell’informazione filogovernativa. Poi Minzolini imbraccia la baionetta e attacca: “non accetto che Masanielli improvvisati o Robespierre da strapazzo si ergano a giudici inappellabili su ciò che è buona informazione e su ciò che non lo è. Trovo surreale che chi grida al regime e si atteggia a vittima nel contempo si trasformi in aguzzino di un regime alla rovescia“.
Il riferimento, esplicito pur senza nomi e cognomi, è soprattutto a Michele Santoro e Marco Travaglio, che in questi mesi hanno più volte espresso critiche al Tg1 e all’integrità del giornalismo di ispirazione opposta alla loro. Proprio giovedì sera, ad Annozero, il maestrino Travaglio aveva commentato con una boriosa sicumera le interviste al premier realizzate dal notiziario di Minzolini. Nell’anteprima del suo programma, Santoro aveva invece osannato la giornalista Elisa Anzaldo per aver chiesto di abbandonare la conduzione del Tg1 della notte in polemica col direttorissimo (maggiori info qui).
Nel suo editoriale di ieri Minzolini è poi tornato a ribadire il concetto della tolleranza, “un sentimento che dovrebbe animare chi ha la responsabilità di usare uno strumento delicato come la tv“. “Di cattivi maestri ne abbiamo già visti in passato la spirale violenta che avvolge queste ultime ore di campagna elettorale dimostra che proprio non c’è bisogno di altri” ha concluso il giornalista.
Parole che, rispetto ad alcuni suoi precedenti e molto discussi editoriali, oltre al contrattacco difensivo offrono anche spunti di buon senso che andrebbero almeno considerati da entrambi gli schieramenti in gioco. Ghigliottine e Robespierre a parte, sarebbe meglio per tutti.
Di seguito il video dell’editoriale:
1. j82 ha scritto:
28 maggio 2011 alle 12:15