29
maggio

RAITRE, IL TRIBUNALE ORDINA IL REINTEGRO DI RUFFINI. L’AZIENDA NON CI STA:”DI BELLA RESTA”

Torna a casa Ruffini. Lo avevano sostituito nei mesi scorsi, sbalzandolo dalla sua poltroncina di direttore di Raitre, e senza fare troppi complimenti lo avevano dirottato verso un altro ruolo interno alla Rai. Un bella stoccata. Lui infatti se l’era presa, lamentando che il nuovo incarico non rispondesse al suo profilo professionale e alle responsabilità finora ricoperte. Non ci aveva pensato due volte e aveva fatto ricorso al Tribunale di Roma. In questi giorni il caso torna a smuovere i piani nobili della tv di Stato, con l’arrivo della sentenza del giudice del lavoro: Paolo Ruffini deve essere reintegrato alla direzione di Raitre. Ricorso accolto.

Il Tribunale motiva il provvedimento con parole che lasciano poco spazio ad interpretazioni. Secondo il giudice “‘indizi gravi, precisi e concordanti” legano la sostituzione di Paolo Ruffini alla direzione di Raitre alla critica verso alcuni programmi della rete. Per questo motivo “la delibera di sostituzione del vertice di Raitre non appare dettata da reali esigenze di riorganizzazione imprenditoriale presentando invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi illecita“. Un’ordinanza che, quindi, impone alla Rai di reintegrare Ruffini “come dirigente editoriale direttore di Raitre“.

Ma in Viale Mazzini non ci stanno e annunciano “ricorso immediato” al giudice di ordine superiore. Giusto il tempo di leggere l’ordinanza con l’obbligo di reintegro di Paolo Ruffini e l’azienda diffondeva un comunicato in cui si affermava che la nomina di Antonio Di Bella a direttore di Raitre restava valida. Per ora lo stesso Di Bella “continua a svolgere il proprio mandato“. Voce fuori dal coro quella del presidente della rai Paolo Garimberti che ha affermato: “Le decisioni della magistratura  vanno sempre e comunque rispettate così come pacta sunt servanda”. Intanto l’attuale numero uno della terza rete ha preferito non commentare l’ordinanza, riservandosi di leggere prima le carte.

Come spesso accade per le vicende che coinvolgono i piani alti della tv di Stato, la questione ha suscitato reazioni anche nel mondo politico. Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Pd, ha definito la sentenza “un giusto risarcimento per chi è stato vittima di una discriminazione politica”. Polemico il leader Idv Antonio Di Pietro: “La vicenda Ruffini è l’ennesima conferma del tentativo di sopraffazione e di bavaglio da parte del padre padrone che vuole il controllo completo sul servizio pubblico radiotelevisivo”. Dalla maggioranza Maurizio Gasparri ha cercato di calmare gli animi, certo che “di fronte a sentenze politiche la Rai saprà certamente come tutelare le proprie scelte”.

Intanto Ruffini scalpita e, sentenza in mano, è pronto a riprendersi la sua poltrona di direttore di Raitre. Certo l’ordinanza, così esplicita da arrivare a parlare di “motivazioni discriminatorie”, è stata una doccia gelata per i piani alti della tv pubblica. Da quelle parti pare non l’abbiano presa molto bene, e il messaggio che ora si legge tra silenzi e annunci di ricorso sembra piuttosto chiaro: non finisce qui.

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1 Commento dei lettori »

1. TheARkiv ha scritto:

30 maggio 2010 alle 15:28

Ma perchè in Italia un editore tv o di carta stampata non è libero di scegliersi i direttori/collaboratori che vuole senza che si scateni una guerra santa? Alla fine saranno i numeri a dare ragione o torto. E questo vale per Ruffini, Mentana, Santoro, Feltri o Belpietro che sia..



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