12
giugno

Che rottura di C…uron

Federico Russo e Margherita Morchio - Curon

Federico Russo e Margherita Morchio - Curon

Che rottura di C…uron! Il mistero più grande della nuova serie sci-fi Curon è come Netflix sia arrivata a produrre una serie dalla narrazione così lenta e sconclusionata. Un “mappazzone” di elementi già visti che si tiene ben alla larga da qualsiasi effetto sorpresa.

Anna Raina (Valeria Bilello) decide di tornare a Curon, la sua cittadina natale, in compagnia dei suoi due figli, i gemelli Mauro (Federico Russo) e Daria (Margherita Morchio). La donna è infatti perseguitata da un sogno ricorrente, dove vede una persona identica a lei uccidere la propria madre. In cerca di risposte, Anna si mette nuovamente in contatto con il padre Thomas (Luca Lionello), ossia la stessa persona che diciassette anni prima l’aveva costretta ad andarsene via.

Da lì si susseguono una serie di eventi alla Supernatural che portano alla scoperta – fin dai primissimi episodi- di un oscuro segreto: ogni volta che qualcuno sente il suono delle campane di un vecchio campanile, inghiottito dalle acque del lago artificiale di Resia, dagli abissi sta per emergere – udite udite – il suo doppelganger malvagio (chiamato anche “il lupo nero e il lupo bianco che c’è dentro di noi“). In giro di poco tempo, diversi abitanti si trovano dunque a dover combattere con le loro “fotocopie”, le quali vorrebbero prendere il posto degli originali per vivere una vita più coraggiosa e istintiva, fatta di scelte che i “gemelli buoni” non sono stati in grado di compiere. La stessa Anna finisce vittima del suo “clone”.

Curon: personaggi poco caratterizzati e troppe domande lasciate in sospeso

Nonostante i paesaggi suggestivi e misteriosi delle valli innevate del Trentino Alto Adige, messi in risalto dalla fotografia e dalla regia, Curon non lascia il segno, sia per l’interpretazione poco incisiva di gran parte degli interpreti, sia per la poca chiarezza della trama. In più di una circostanza, i vari personaggi asseriscono infatti che il lago si è risvegliato per colpa dei Raina, ma non c’è alcun elemento che spieghi il perchè di tale tesi. Spesso si ha anche difficoltà a riconoscere i doppelganger dalle persone reali e le svolte “spaventose” – fatte di corridoi e luoghi bui, comparse a sorpresa e grida tipiche dei film horror – strappano facilmente un sorriso per quanto sono stereotipate e prevedibili.

Nessuno dei protagonisti crea “empatia”: nei setti episodi della prima stagione, non ti viene da fare il tifo per nessuno (né per i buoni, né tanto meno per i cattivi). In certe scene si fa addirittura fatica a sentire i dialoghi tra i personaggi, a causa dell’audio basso (e sovrastato, in alcune occasioni, dalle musiche). Tutti elementi che portano il telespettatore a distrarsi, a fare dell’altro mentre le vicende di Mauro e Daria prendono forma senza alcun tipo di guizzo. La noia, insomma, regna sovrana.

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1 Commento dei lettori »

1. Patrick ha scritto:

13 giugno 2020 alle 03:01

Grazie di vero cuore per gli spoiler. Ve possino.



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