Musica che Unisce è stato esperimento inedito, artigianale, sicuramente fuori dall’ordinario. Nobile per l’intento benefico e ambizioso – forse fin troppo – nel contenuto. Del resto le sette note uniscono davvero e sono un grande veicolo di emozioni, ma la loro resa televisiva non sempre è all’altezza delle attese. Non lo è negli ordinari palinsesti, figuriamoci ai tempi del coronavirus.
Le contingenze e le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria hanno spinto Rai1 a confezionare uno show senza palcoscenico e senza studio, sospeso nell’etere e composto da un collage di contributi musicali offerti da apprezzati cantanti italiani, attraverso dei video da loro stessi realizzati.
La levatura artistica non è quindi mancata (pensiamo a Bocelli, Ferro, Diodato, Mengoni, Emma, Cremonini, Gabbani, Elisa, D’Alessio…) ma a livello di allestimento televisivo abbiamo faticato a mantenere l’attenzione su una maratona di oltre quattro ore (durata abnorme giustificata dal non voler scontentare cantanti e manager?) senza interruzioni pubblicitarie in cui sono mancati motivi di costante coinvolgimento, al di là dell’interesse o della riuscita di alcune singole esibizioni. La modalità scelta e imposta dalle circostanze ha in parte guastato quello che avrebbe potuto essere, con piccoli accorgimenti, un vero evento. In questo senso, la presenza di alcuni momenti in diretta – magari utilizzati per puntellare o sottolineare gli snodi principali – avrebbe sicuramente giovato allo spettacolo in termini di attrattività, efficacia ed interazione. Visto che la sensazione casalinga ce l’hai, tanto vale cavalcarla facendo immedesimare gli italiani.
Abbiamo inoltre avvertito la mancanza di una leggerezza di fondo di cui, in questi giorni, il pubblico sente particolarmente bisogno. Ci riferiamo all’approccio in generale e non certo al desiderio di vedere show oltremodo scanzonato, che peraltro sarebbe risultato assai fuori luogo.
Ovviamente, se mai ci fosse il bisogno di precisarlo, ogni considerazione di natura televisiva non riguarda il nobile intento di fondo della serata, quello della raccolta fondi in favore della Protezione Civile impegnata nell’emergenza coronavirus. Sottoscrizione che, lo ricordiamo, è ancora aperta (IBAN: IT84Z0306905020100000066387). A questo proposito non sarebbe stato meglio tenere gli spot e devolvere almeno una parte del ricavato in beneficenza?
1. riccardo ha scritto:
2 aprile 2020 alle 18:15