Rai e Festival di Sanremo “sdoganano femminicidio e stupro” usando denaro pubblico. Matteo Salvini ci è andato pesante ed ha utilizzato parole durissime per protestare contro la partecipazione alla kermesse canora di Junior Cally, al centro della polemica per i contenuti shock di alcuni suoi brani. Ad accusare il rapper, chiedendone l’esclusione dalla popolare rassegna, in realtà non è stato solo l’ex Ministro ma anche 29 deputate di tutti gli schieramenti, che in una lettera hanno definito i testi del cantante “pieni di violenza, sessismo e misoginia“. Il Presidente Rai, Marcello Foa, è stato costretto ad intervenire. La polemica è divampata a distanza di giorni dall’annuncio della presenza nel cast di Junior Cally e a poche ore dall’ascolto dei brani in gara al Festival, da cui è emersa la natura politica della nuova canzone di Antonio Signore (questo il vero nome di Junior Cally).
“Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo“
aveva twittato Salvini, augurandosi che il rapper non mettesse mai piede sul palco di Sanremo e mettendo in evidenza le strofe di un suo vecchio brano, ‘Strega’.
“Lei si chiama Gioia, ma beve poi ingoia/ Balla mezza nuda, dopo te la dà/ Si chiama Gioia perché fa la tr0ia/ Sì, per la gioia di mamma e papà/ Questa frate non sa cosa dice/ Porca troia, quanto cazzo chiacchiera?/ L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa/ C’ho rivestito la maschera“.
Nel videoclip della canzone, il rapper pronuncia queste parole shock davanti ad una ragazza con il viso coperto da un sacchetto, a cui mostra il dito medio. Il cantante, tramite il suo management, si è difeso spiegando che bisogna distinguere tra opinioni personali (“sono contro il sessismo“) ed espressioni artistiche. Ma non è bastato, anche perché la cifra artistica di certi contenuti è decisamente difficile coglierla. Nel brano sanremese, invece, dal titolo No Grazie, il rapper va contro il populismo e – implicitamente – il leader della Lega e Matteo Renzi.
Indignata, infatti, è stata la reazione delle 29 deputate (tra le quali Stefania Pezzopane e Laura Boldrini) che, in una lettera indirizzata alla Vigilanza Rai, all’ad Salini, al cda di Viale Mazzini e all’Usigrai, hanno manifestato sdegno.
“Appare evidente che la direzione artistica del Festival di Sanremo 2020 sia in palese contrasto con il contratto di servizio della Rai, i cui principi generali prevedono di superare gli stereotipi di genere, al fine di promuovere la parità e di rispettare l’immagine e la dignità della donna anche secondo il principio di non discriminazione, la promozione delle pari opportunità, del rispetto della persona, della convivenza civile, del contrasto a ogni forma di violenza (…) Si richiede pertanto che, all’esordio del Festival, il direttore artistico e conduttore Amadeus si scusi pubblicamente”
hanno scritto le deputate facendo riferimento sia alle parole di Amadeus in conferenza stampa sulle sue partner femminili sia al caso Junior Cally, definito “rapper per ragazzini i cui testi come già evidenziato alla Rai da molte associazioni di donne, sono pieni di violenza, sessismo e misoginia”.
Sanremo 2020, caso Junior Cally: interviene Marcello Foa
Parole a cui si è sentito in dovere di rispondere il Presidente Rai Marcello Foa.
“Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani“
ha dichiarato il vertice Rai, auspicando che Amadeus sia capace di “riportare il festival nella sua giusta dimensione“. Per il momento, però, né il conduttore né l’AD Rai Salini hanno commentato l’ennesima bufera abbattutasi sul Festival 2020, prima ancora del suo inizio.
Un “cantante” che incita all’odio e alla violenza contro le donne. Per un anno ho lavorato con @gbongiorno66 per far approvare la legge sul #CodiceRosso. pic.twitter.com/Rm7hTWQSdj
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) January 19, 2020
1. daniele ha scritto:
20 gennaio 2020 alle 11:48