L’informazione Rai è affetta da criticità che vanno riformate. L’AD del servizio pubblico, Fabrizio Salini, ne è convinto e non lo ha mai nascosto. Nel piano industriale da lui stesso architettato e approvato nei giorni scorsi dal CdA, il top manager ha infatti inserito un progetto di cambiamento del settore news, che – stando a quanto trapela – andrà a razionalizzare le risorse giornalistiche e ad agire conseguentemente sui costi. L’obiettivo del dirigente è di riuscire nell’impresa che fallì ad Antonio Campo Dall’Orto.
Nel piano industriale, lo stesso Salini non ha risparmiato critiche all’informazione Rai. Come riporta Repubblica, l’AD ha bocciato il fatto che vi siano troppe edizioni dei tg nelle 12 ore e che i notiziari si sovrappongano, inviando troppi cronisti a seguire lo stesso evento. Per ogni accadimento d’attualità si muovono in media dai 5 ai 6 cronisti del servizio pubblico. Criticità evidenziate anche sul fronte tecnico rispetto alle attrezzature troppo pesanti in dotazione alle troupe esterne.
A fronte di un’impostazione pletorica e poco versatile, il top manager ha anche fatto notare che i tg reggono bene negli ascolti della fascia serale (share medio del 67% nel primo semestre 2018) ma falliscono sulla fascia under 44, sulla quale lo share si riduce al 26%. “Su edizioni simili“, prosegue l’AD, Studio Aperto riesce a fare molto meglio del Tg2, conquistando 700 mila spettatori sotto i 45 anni (contro i 330 mila del tg Rai).
Da un punto di vista economico, i costi totali per l’informazione Rai sono tornati a salire, raggiungendo i 327 milioni di euro nel 2018 (312 nel 2017). La TgR risulta la testata più costosa: secondo fonti Rai, richiede 141 milioni di euro annui per il suo mantenimento. Rainews costa invece 52 milioni. Alla testata all news, peraltro, si rimprovera di offrire uno scarso apporto alla programmazione Rai. Non a caso, in un’ottica di razionalizzazione, il piano industriale prevede di unificare Rainews24, Televideo, TgR e Rainews.it in una sola redazione.
Bocciate anche le news Rai sul web. L’informazione online è troppo frammentata (ci sono otto portali diversi) e l’app – si legge negli appunti di Viale Mazzini – non è popolare (non risulta infatti tra le prime venti). Rainews.it inoltre si attesa solo alla posizione 25 in Italia come utenti unici: un risultato inaccettabile per un editore che può contare su una potenza di fuoco superiore a quella dei concorrenti.
L’annunciata rivoluzione di Salini porterà a tagli e cambiamenti che stanno già mettendo in allerta i giornalisti. L’AD riuscirà davvero a portare a compimento il proprio progetto?
1. Luca ha scritto:
15 marzo 2019 alle 16:49