15
marzo

Dritto e Rovescio: Del Debbio si evolve tra politica e racconto «on the road»

Dritto e Rovescio, Paolo Del Debbio

Il racconto d’attualità, ormai, necessita di un approccio diretto, intermediato solo quanto basta, capace di raggiungere il cuore dei problemi. In , il suo nuovo programma in onda su Rete4, Paolo Del Debbio ha provato ad evolversi in tale direzione, portando in studio la gente comune con le sue istanze e recandosi egli stesso in alcuni luoghi simbolo dell’Italia che (soprav)vive e che fatica.

La presenza del professore sul territorio è la novità più stimolante introdotta dalla trasmissione. Dopo essere stato accantonato da Mediaset con l’accusa di populismo, Del Debbio ha archiviato le piazze urlanti ed è andato in prima persona a documentare le situazioni sociali più problematiche. Nella prima puntata, il giornalista aveva incontrato i senzatetto di Milano, nella seconda si è introdotto invece tra le Vele di Scampia, riuscendo ad entrare in sintonia con gli intervistati e facendo emergere  le fragilità di quei contesti.

Peccato però che a Dritto e Rovescio non si sia osato e che questi reportage on the road si siano finora esauriti in pochi minuti, risultando marginali rispetto all’economia di un programma che invece si protrae oltre la mezzanotte (eccesso purtroppo condiviso e trasversale ai talk serali). Lo stile distinto e popolare del conduttore toscano, diverso da quello degli abituali reporter, avrebbe potuto essere la chiave per offrire un racconto d’inchiesta nuovo e più caratterizzato del solito.

Le esigenze di presidiare l’attualità politica e parlamentare, invece, hanno avuto la precedenza. E quelle, si sa, per definizione non sono mai troppo innovative. La prima parte di ogni puntata prevede l’intervista ad un leader politico: se la settimana scorsa Del Debbio aveva portato a casa uno scoop grazie a Salvini (che si era detto pronto ad andare fino in fondo sulla Tav), ieri sera con Berlusconi non ci sono stati altrettanti colpi di scena. Il Cavaliere ha preso a schiaffi il Governo (“Banda di ignoranti“) e i Cinquestelle (“Scappati di casa“), ribadendo però posizioni già esternate in altri talk show.

La particolare presenza tra il pubblico di esponenti della società civile pronti ad intervenire offre contenuti e interrogativi concreti, segnando un’evoluzione in quel genere tv bollato come populista e messo al bando per qualche tempo. Inevitabile, infine, la scelta di chiudere la trasmissione con argomenti attuali in senso lato (ieri il caso Sarti e quello dell’insegnante rimasta incinta del suo allievo 13enne): che la si affronti per dritto o per rovescio, dopo un po’ questa politica provoca insofferenza.

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1 Commento dei lettori »

1. Enzo ha scritto:

15 marzo 2019 alle 12:24

Il programma è migliorato in termini di qualità ma bisognava fare reportage piu lunghi. Almeno mezz’ora e poi aprire il dibattito.
Comunque ci sono troppi talk politici. Si dovrebbero mettere dei limiti e farne fare max 2 per ogni editore (rai, mediaset e la7)



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