«Chi ti Conosce?» più che un titolo è una domanda retorica. Con la risposta scontata: tutti o quasi. Il nuovo quiz condotto da Max Giusti si ascrive infatti ad un genere – quello degli identity game – che il pubblico conosce ormai bene, visto il suo ampio (ab)uso sul piccolo schermo. I programmi in cui i concorrenti devono indovinare l’identità di qualcuno non sono più una novità e di conseguenza anche la nuova trasmissione del Nove ha risentito sin dalla prima puntata di un effetto déjà-vu spalmato sull’intera messa in onda.
Il fatto che Chi ti conosce? richiami alla mente Soliti Ignoti non ci stupisce. Anzi, un po’ ce lo aspettavamo, visto che le variazioni sul tema (pardon, sul genere) si possono effettuare ma fino ad un certo punto. Il programma di Max Giusti ha tempi più dilatati e un ritmo tutto sommato blando, rallentato dal fatto che ogni protagonista dall’identità nascosta sia chiamato a svolgere un test attinente al ruolo attribuitogli dai concorrenti.
Il siparietto, di volta in volta, desta curiosità e dà modo al conduttore di esprimere le proprie abilità di intrattenitore e battutista. Al contempo, però, il quiz accusa momentanei cali di tensione e la suspense – che dovrebbe crescere progressivamente – si sgonfia col passare dei minuti. Nella prima puntata, trasmessa ieri, i partecipanti sono arrivati al gioco finale con la cifra massima consentita (100mila euro) ma il pathos della scalata verso tale obiettivo non lo si è quasi percepito. Ci chiediamo, a questo punto, quale potenziale di coinvolgimento possa esserci in puntate con cifre meno sostanziose in palio.
L’esordio, in tal senso, ha fatto rimpiangere il pur lacunoso Boom!, che almeno si differenziava dal solito quiz sulle identità ed aveva elementi specifici in grado di trattenere il pubblico sino al termine della puntata. Cosa non scontata per questo nuovo prodotto, a cui probabilmente servirà pure tempo per farsi riconoscere. Il meccanismo stesso del gioco finale, peraltro, non è proprio di immediata comprensione e – ad un primissimo passaggio televisivo – richiede qualche attimo per essere capito.
La scelta di affidarsi ad un genere già conosciuto, comoda sì ma poco coraggiosa, avrebbe dovuto spingere Giusti e Nove ad osare di più.
1. Wolfy ha scritto:
30 agosto 2018 alle 12:08