C’è una cosa che accomuna Canale 5 e Netflix: l’essersi fatti beffare dalla tv spagnola, anzi dalla tv generalista spagnola. Se il fenomeno seriale di Canale 5 degli ultimi anni è Il Segreto, arrivato in palinsesto quasi come una scommessa, la compagnia di streaming è stata travolta da La Casa di Carta.
La fiction, su una spettacolare (e a tratti surreale) rapina alla Zecca di Stato, è il titolo Netflix, non in inglese, più visto al mondo. Da riempitivo a punta di diamante del catalogo, forte di riscontri ben superiori a tante blasonate e iper pompate serie originali. E, originale, La Casa di Carta lo diverrà presto: la terza stagione sarà prodotta per finire direttamente nella libreria on demand della piattaforma.
Il successo della Casa di Carta merito di Antena 3
L’affermazione internazionale de La Casa di Carta è l’emblema dell’ottimo lavoro fatto al di là dei Pirenei in tema di fiction (ne scrivevamo già nove anni fa). E se prima le storie raccontate erano per lo più locali, legate a temi della famiglia e dell’amore, ora si è compiuto un passo in avanti nella direzione dell’internazionalità. Antena 3, canale d’origine di El Secreto de Puente Viejo e de La Casa de Papel – che hanno in comune anche lo stesso protagonista (Alvaro Morte, il “professore” ne La Casa di Carta, ha interpretato per oltre 500 episodi Lucas Molinar nella saga in costume) – , negli ultimi tempi si sta muovendo meglio tra daytime e prima serata. Non è un caso che ben tre fiction, una volta chiuse dal canale, siano proseguite su piattaforme a pagamento (Velvet, La Casa di Carta e Vis a Vis, ambientata in un carcere femminile). Contrariamente a quanto avviene con l’intrattenimento, rappresentato da prodotti spremuti fino al midollo, non è inusuale nella tv spagnola la scelta di dare un finale alle fiction dopo poche stagioni anche a fronte di ascolti convincenti. E’ successo, per esempio, a Il Principe di Telecinco e a Velvet.
Il successo della Casa di Carta specchio di Netflix
La Casa di Carta può contare su una storia che la rende universale: quella Zecca di Stato potrebbe essere di qualunque paese e cambierebbe poco o nulla ai fini della vicenda. Vince come racconto corale che, pur poggiandosi su alcuni pilastri, non può fare a meno dell’insieme. Nel racconto dei personaggi e delle loro relazioni si rintraccia la matrice più squisitamente generalista della serie, altra chiave di volta per il successo su larga scala. Perchè a tutti piace fare i “radical chic” ma alla fine è sempre il linguaggio decodificato ad avere la meglio. Anche su Netflix, che in questo caso funge da “cavallo di Troia” (quanti di quelli che l’hanno vista online, l’avrebbero vista in prima serata su Canale 5?). I cliffhanger continui e la linea orizzontale dominante, nel contempo, si sposano perfettamente con una visione in modalità maratona.
Per la piattaforma streaming, dopo la fase iniziale di grande fermento e innovazione, che ha galvanizzato il pubblico di pionieri, sta iniziando il lavoro più duro di consolidamento nei confronti degli utenti della prima ora ai quali, nel frattempo, si è affiancata la massa globale. Per questo è verosimile che assisteremo ad un aumento dei titoli mainstream a scapito di quelli di nicchia. Tra i temi probabilmente in agenda anche la necessità di trovare un equilibrio nel rapporto Netflix Us vs resto del mondo.
Quante serie tv originali lanciate dal servizio streaming negli ultimi 12 mesi hanno avuto davvero successo?
1. Claudio ha scritto:
27 giugno 2018 alle 18:44