Franca Leosini non se l’aspettava. Il suo annunciato ritorno nella prossima stagione tv, avvenuto ieri alla presentazione dei palinsesti autunnali Rai, ha suscitato una vera e propria ovazione da parte del pubblico in sala. “Devo dire che sono stata veramente commossa” ci ha confidato la conduttrice di Storie Maledette, che ritroveremo in seconda serata nel sabato di Rai3. Tra una stretta di mano e un selfie concesso ai fan, la giornalista ci ha raccontato i segreti del suo ventennale programma, diventato ormai un cult.
Franca, che effetto le ha fatto quel lungo applauso ricevuto alla presentazione dei palinsesti Rai?
Devo dire che sono stata veramente commossa, emozionata. C’è stata un’ovazione che mi ha gratificata tanto. Ma devo dire una cosa: io lavoro con talmente tanto amore e con così tanta passione che vedere riconosciuto il lavoro gratifica e ti spinge a fare meglio.
Quanto tempo richiede la preparazione di una puntata in media?
Tanto. Almeno tre mesi. Io ora sto preparando una puntata per l’autunno per cui ci sono diecimila pagine di processo. Ti rendi conto di cosa vuol dire? Io sono anche autore unico della trasmissione, ho una redazione che fa tante cose tecniche, ma sai cosa vuol dire studiare un processo, il contesto in cui questa vicenda si è svolta, la cultura del posto, la psicologia del personaggio? La forza di Storie Maledette non è il delitto, che è uno dei momenti della storia, ma il percorso che porta a quella vicenda, che poi è quello che coinvolge le persone. I nostri protagonisti non sono professionisti del crimine ma persone comuni che a un certo punto della vita cadono nel vuoto di una maledetta storia. E ognuno di noi si riconosce il quella vicenda o può essere a un certo punto della vita protagonista di una storia maledetta.
Il pubblico spesso impazzisce per alcune sue espressioni particolari: lei le ricerca e le studia o sono patrimonio del suo lessico quotidiano?
Io le parole non le ricerco, io le possiedo, che è una cosa diversa. Chi ricerca le parole vuol dire che non le ha. Il mio è il linguaggio di una persona che se le inventa anche certe espressioni, perché un autore non deve solo saper usare le parole ma sapersele anche inventare. Ci sono espressioni che diventano virali…
Ce n’è una a cui è legata particolarmente?
Ce ne sono tante. Ad esempio “dito birichino”, “lei pestava sua moglie come una cotoletta”. Ormai è diventato un catalogo che poi viene detto, perché certe espressioni mi escono lì sul momento, non è che me le prepari.
La cronaca nera in tv è ancora un tabù? Ci sono programmi che non la trattano in modo adeguato?
Questa è una domanda alla quale non posso rispondere io. Sarebbe come criticare dei colleghi e ognuno lavora a modo suo. Poi io faccio un po’ più di cronaca. Una critica che mi sento di muovere è questa: si è fatto troppo del noir un oggetto di consumo e siccome sono tragedie umane andrebbe trattato con maggiore cautela, senza abusare troppo dell’argomento noir. Infatti è quello che ha detto anche il Direttore Generale della Rai. I delitti sono tragedie umane, sull’usarle come intrattenimento io sono meno d’accordo.
1. RoXy ha scritto:
29 giugno 2017 alle 23:06