Quando Shazam era solo un’intuizione c’era il pulsantone di Sarabanda. Il ritorno del celebre quiz musicale su Italia 1 ha riportato le lancette dell’orologio indietro di dodici anni e ha permesso a Enrico Papi di tornare alla conduzione.
Il suo stile è lo stesso ’sopra le righe’ ed autoreferenziale di sempre ma nel frattempo ha imparato a citare di continuo “il web impazzito” per la sua impresa televisiva. Il monologo dell’inizio in stile ‘Noi che…‘ (rubrica de I Migliori Anni, ndDM) e ‘Mi manchi‘ al pianoforte usati come anatemi contro i cellulari, tra i momenti più trascurabili. Aggiungiamo pure disc jockey piazzati ovunque -nel tentativo di accaparrarsi una nuova generazione di fans- e la frittata è fatta.
Il meccanismo di gioco è rimasto quasi del tutto inalterato: si gioca allo Spaccasecondo e al Pentagramma, all’Asta Musicale e al 7 per 30 proprio come un tempo e la gara, di per sé, sarebbe ancora godibile se solo si fosse conservato un ritmo più serrato. Invece, scegliendo di eliminare solo due concorrenti in due ore, tra campioni storici e sfidanti, e sbrodolando su tutto il resto (qualcuno può spiegarci che senso avesse l’imitazione di Donald Trump?), il risultato è quello di un revival eccessivo ed affannato.
Troppi errori tecnici, sottopancia sbagliati, un notaio pressoché assente, le solite ‘finte’ di Papi a cui il pubblico era felicemente disabituato, tutto giustificato dal ‘bello della diretta’, in questo caso dal sapore di trash e dallo scarso interesse. Per fortuna c’è l’Uomo Gatto a dotare la trasmissione di un po’ di verve, complici i suoi ‘guizzi felini’, con Coccinella (rimasto l’unico fan di Enrico, il talent scout) che segue a ruota e sfiora la vittoria finale. Per dovere di cronaca, trionfa Luca Diomedi, selezionato nei recenti provini, sbaragliando la concorrenza delle vecchie glorie del gioco della musica.
Parole sante quelle dell’ex paparazzo quando, al termine dell’imitazione non richiesta di Bruno Mars, dice: “Stiamo veramente messi malissimo“. A nulla sono servite le ospitate di Fausto Leali e della nuova formazione dei Cugini di Campagna per dare quel tocco di vintage -diventato una specie di colpo di grazia- ad un format che, dopo aver visto la sua versione ‘20 years’, andava lasciato dov’era o almeno com’era.
1. RoXy ha scritto:
14 giugno 2017 alle 12:04