Ma che è successo a Nemo? Lo scorso ottobre, dopo la puntata d’esordio del programma, avevamo espresso un certo compiacimento: finalmente una novità, scrivemmo, apprezzando il tentativo di aggiornare il racconto televisivo d’attualità. Stavolta, invece, ci tocca frenare ogni entusiasmo. Quella trasmessa ieri sera su Rai2, infatti, è stata una trasmissione ben diversa dall’ambizioso esperimento proposto nell’autunno scorso.
Dopo i deludenti ascolti del primo ciclo di puntate, Nemo è tornato in onda con il lifting e con l’obiettivo di acchiappare pubblico. Legittimo e persino ovvio. Ma il maquillage si è rivelato più invasivo del dovuto: così, il programma ha in parte perso quell’originalità e quell’anticonformismo che l’avevano reso degno d’interesse, cedendo il passo ad una deriva ideologica che di innovativo ha ben poco.
Gli stessi conduttori Enrico Lucci e Valentina Petrini, che si erano fatti apprezzare per il loro stile spontaneo e a tratti imperfetto, ieri sono apparsi molto più legati a precise scelte di copione. L’ex Iena stavolta non ha morso come suo solito (l’annunciata candidatura a segretario Pd si è risolta con una gag poco incisiva), pur mantenendo uno stile vivace. La giornalista tarantina, invece, non ha celato una certa faziosità in merito ai temi della puntata da lei introdotti o approfonditi.
“Qui a Nemo non prendiamo posizioni” ha precisato la Petrini a margine di un servizio crudo e ben fatto sulla maternità surrogata, salvo poi proporre argomentazioni ed interrogativi piuttosto orientati a difendere tale pratica. Ma stavolta, come anticipavamo, a ricevere una certa impronta politica è stata l’intera trasmissione, che in scaletta aveva pure un’inchiesta sull’ultra destra europea e un’altra sulle comunità evangeliche a sostegno di Trump. In entrambi i casi non era difficile intuire la tesi di fondo.
Novità di quest’anno, la presenza in studio di due opinionisti interpellati sui temi della serata. Ieri è toccato a Pierluigi Battista e Morgan, che si è pure esibito al piano. Quella di introdurre momenti di confronto è stata un’idea interessante e astuta (due ospiti validi posso svoltarti la serata, se li hai) anche se, in una puntata già ricca di argomenti e di voci, c’è un rischio di ridondanza.
Che Nemo dovesse evolversi rispetto alla sua versione originale era necessario e fuori di dubbio. Ma da un programma con un tale potenziale ci saremmo aspettati una scossa innovativa, non un ripiegamento su abitudini, vizi e canoni tipici della tv già vista.
1. Michele ha scritto:
24 febbraio 2017 alle 15:47