Se c’è una cosa che la Rai sa fare bene è pescare tra i ricordi, riportare il pubblico nel passato e far rivivere epoche andate che hanno il sapore della felicità. E’ successo con Raccontami, con Questo Nostro Amore e perfino con La Mafia Uccide solo d’Estate, grazie ad un lavoro minuzioso di ricostruzione storica, trucco, parrucco e costumi. Ed è successo nuovamente con C’era Una Volta Studio 1, di cui ieri è andata in onda la prima puntata portando a casa un ottimo 25.68% di share. Ma, assodato e messo da parte l’impatto emotivo del ricordo, cosa resta?
C’era Una Volta Studio 1: poca originalità e tanta nostalgia
La storia imbastita per raccontare il magico mondo di Studio 1 non è delle più originali, anzi, è trita e ritrita. Ci sono tre amiche stile Le Ragazze di Piazza di Spagna che muovono i primi passi in settori diversi del mondo dello spettacolo, scontrandosi con i soliti approfittatori ai quali non vogliono concedersi; una di loro ha un figlio che nasconde, espediente abusato in tante fiction con registri diversi, e tutte peccano di un’ingenuità imperante che non convince.
Ci aveva avvisati il creatore di Studio 1 Antonello Falqui – qui interpretato da un convincente Edoardo Pesce – che ha bocciato il progetto anche perchè “gli intrecci d’amore non c’entrano niente con la storia di quel varietà“. E, dopo aver visto la prima puntata, bisogna ammettere che forse non aveva tutti i torti. Creare delle linee personali era tuttavia necessario per arrivare al telespettatore di oggi e creare empatia, bisognava però fare uno sforzo in più in termini di originalità, a maggior ragione visto che tutto il resto era già scritto.
Convincono Giusy Buscemi con la sua Elena, civetta e superficiale che prova a migliorarsi pur finendo sempre per farsi aiutare da un uomo, e Diana Del Bufalo, personaggio esplosivo nella vita che in scena riesce invece a contenere la verve dove necessario per dare intensità. Convince un po’ meno, invece, Alessandra Mastronardi, legata dai tempi de I Cesaroni sempre allo stesso ruolo: quello della brava ragazza pura, talentuosa e sulla carta integerrima che, però, puntualmente tradisce, ferisce e poi passa anche per vittima. Ma basta.
Resta comunque l’ottima intuizione di sfruttare le teche Rai, elogiare un passato glorioso che è e resta un vanto e, soprattutto, mostrare un dietro le quinte che spesso è più interessante di ciò che avviene in scena.
1. Titti ha scritto:
14 febbraio 2017 alle 12:15