29
dicembre

GLI OCCHI CAMBIANO: VELTRONI RIDONDANTE E BANALE. IL SUO COLLAGE È MERITO DI MAMMA RAI

Gli occhi cambiano

Gli occhi cambiano. E se il telespettatore non fa altrettanto col telecomando, il merito è di mamma Rai. In decenni di onorata attività, infatti, il servizio pubblico ha collezionato nei propri archivi una documentazione preziosa ed unica che racconta come eravamo. Walter Veltroni ha consultato tale materiale e ne ha ricavato un ciclo di sei documentari per la seconda serata di Rai1: si tratta – per dirla pane al pane – di un semplice collage di filmati d’epoca, di un pregiato ‘blob’ d’antan spacciato per grande operazione culturale.

L’indiscussa qualità del materiale proposto la si deve alle Teche Rai, pozzo delle meraviglie televisive a cui Veltroni ha unicamente attinto. L’ex sindaco di Roma ha individuato sei temi (sapere, ridere, amare, cantare, immaginare, tifare) e per ciascuno ha selezionato dei documenti video ritenuti interessanti. Domanda: nessun altro in Rai - magari un giornalista, un autore o qualche volenteroso stagista – era in grado di operare una simile cernita?

Qualcuno risponderà che l’intervento dell’ex segretario del Pd era necessario per il suo spessore culturale e critico. In realtà, a nostro avviso, i commenti pronunciati da Veltroni con voce fuoricampo sono proprio il punto debole del documentario. Rispetto alle immagini, così eloquenti e vivide da non richiedere particolari chiose, le parole dell’intellettuale Walter risultano ridondanti e piene di retorica. Talvolta pure banali.

Quando si rimpiange troppo il passato si dovrebbero ricordare quelle gabbie invisibili che imprigionavano persino la bellezza e la libertà dell’amore” ha detto Veltroni con tono moraleggiante in apertura della terza puntata, dedicata appunto al verbo amare.

Il documentario, che richiamava alla memoria i Comizi d’amore pasoliniani (ma in questo caso con materiale ‘riciclato’), ospitava anche le testimonianze d’epoca di Catherine Spaak, Adele Faccio, Luigi Comencini, Liliana De Curtis, Roberto Benigni.

La produzione, a cura di Rai Cultura, non brilla certo per il ritmo e, in questo senso, gli 80 minuti di ogni puntata risultano pure eccessivi per la seconda serata di una rete ammiraglia. Gli ascolti mediocri sembrano confermare un certo distacco da parte del pubblico. Dopo il flop di Dieci Cose, qualcuno avrebbe forse dovuto mettere in discussione le velleità televisive di Veltroni.

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3 Commenti dei lettori »

1. Rox ha scritto:

29 dicembre 2016 alle 18:09

Leardi, who else?



2. Carlo ha scritto:

3 gennaio 2017 alle 00:54

Ho avuto modo di vedere su rai hd ch 501 il programma siglato “gli occhi cambiano”.Credo che sia uno dei migliori documentari che ricordano,anni non vissuti personalmente, ma che con una dovuta conosceza musicale descrivono semplicemente, la nostra miglior epoca della storia della canzone italiana televisiva, assolutamente, semplice, intelligente, coinvolgente, ricca e sopratutto reale.



3. Eltrudis Giampiereo ha scritto:

9 gennaio 2017 alle 15:02

Ho trovato le sei puntate più che interessanti; sono stati appuntamenti pieni di “intelligenza”, “capacità” di saper “ricercare”, “condensare” e “riproporre”. Ho, grazie ai video proposti, alle interviste, rivissuto episodi che hanno segnato la nostra vita italiana dal dopoguerra in poi.
Spero che a questo seguano altri progetti simili e che vengano proposti in prima serata perché siano più facilmente “visibili” anche da una più ampia fascia di teleutenti. Abbiamo bisogno di una televisione più intelligente e, in questo caso, e non solo, la RAI ha dimostrato che ciò é possibile. Un particolare complimento a Walter Veltroni che ancora una volta ha saputo dimostrare che “buon sangue non mente”. In ultimo una domanda: come fare per avere una copia dei sei DVD? Sono in vendita?



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