E’ il momento dei buoni propositi, come ad ogni esordio che si rispetti. Dopo le accese polemiche sorte attorno alla sua nomina a nuovo direttore del Tg3, Luca Mazzà ha preso la parola. In un’intervista concessa a La Stampa, il giornalista ha replicato alle critiche di chi lo aveva accusato di essere stato scelto per ‘normalizzare’ lo storico notiziario in ottica filo-governativa. Il successore di Bianca Berlinguer (che ha salutato il pubblico con un editoriale pungente) ha anche spiegato come intende trasformare il tg della terza rete.
“Parliamo di un tg autorevole, di grande tradizione, con una forte identità. È questo ciò che intendo valorizzare al massimo, con una dose di innovazione, soprattutto sui contenuti. Mi piacerebbe approfondire le notizie, accentuare il racconto della realtà. Vorrei più giornalisti e troupe in giro per raccontare storie e personaggi. Mi rendo conto che questo modo di lavorare e di valorizzare le grandi professionalità di cui dispone il Tg3 comporti maggiore spese, ma al momento del mio incarico ho chiesto all’azienda un impegno in questo senso” ha spiegato Luca Mazzà.
Replicando alle critiche sorte sul suo arrivo al Tg3, il neo direttore ha affermato di sapere cosa significhino equilibrio e pluralismo, alla luce dei suoi 25 anni da giornalista in Rai.
“Sono una persona autonoma, il mio curriculum lo dimostra. Io la penso così: chi lavora nel servizio pubblico, chi crede nel servizio pubblico, deve essere capace di non manifestare le proprie opinioni. Naturalmente ognuno ha le sue idee, ma chi fa il giornalista alla Rai non deve mai farsene condizionare. È una questione di rispetto per gli ascoltatori“.
In particolare, Mazzà ha espresso il proprio parere sulle polemiche di natura politica, che hanno provocato le dimissioni di due componenti della Vigilanza.
“Capisco pure che certe critiche siano dettate da certi timori ma mi impegnerò a garantire a tutti la qualità del servizio pubblico televisivo. Per me è un diritto e soprattutto un dovere essere autonomo da ogni potere e da ogni partito” ha assicurato.
Il giornalista ha poi ricostruito il tanto discusso strappo con Ballarò e Massimo Giannini, avvenuto lo scorso anno. “Ho letto virgolettati che mi sono stati attribuiti, parole che non avevo mai pronunciato” ha accusato Mazzà, spiegando di essere stato lui stesso a contribuire alla scelta dell’ex vicedirettore di Repubblica. Poi però la dialettica tra i due si è fatta sempre più accesa e – ha spiegato – “per il bene di Ballarò ho fatto un passo indietro. Si è voluto vedere in quel gesto una coloritura politica che non c’era“.
Alle parole, però, ora dovranno seguire i fatti. E per il nuovo direttore il primo banco di prova sarà l’avvicinamento al referendum costituzionale: secondo i critici, infatti, ora il Tg3 potrebbe assecondare le ragioni del Sì. Mazzà, però, nega e rilancia: “vogliamo spiegare in maniera obiettiva, dando spazio a tutti, alle ragioni del Sì e a quelle del No, in una logica di pluralismo e di equilibrio“. Sarà davvero così?
1. EMILIO ha scritto:
8 agosto 2016 alle 16:20