A leggere i giornali in queste settimane, sembrerebbe che il mondo del televisivo stia per subìre una rivoluzione. Invece l’arrivo di Netflix in Italia potrebbe sì portare a qualche scossa di assestamento al sistema, ma con la forza pubblicitaria di Sky Online e Infinity Tv, e soprattutto i variegati contenuti in dote, sembrerebbe assai difficile che il gigante della televisione on demand a stelle e strisce riesca ad imporsi nel Belpaese a tal punto da cambiare le abitudini degli spettatori. Telecom Italia però ci crede e, come confermato dall’Amminstratore Delegato Marco Patuano, Netflix non solo arriva (entro l’anno), ma sarà il diamante dell’offerta televisiva su fibra ottica dell’azienda.
Netflix in Italia nel 2015 – Catalogo ridotto a 10 euro al mese
Al prezzo (si vocifera) di circa 10 euro al mese, come i competitor d’altronde, il servizio non potrà però contare su diversi contenuti e quindi – rispetto ai restanti paesi europei in cui è già presente ma, soprattutto, rispetto al paese oltreoceano – avrà inevitabilmente un catalogo in versione ridotta che potrebbe risultare poco interessante, e che potrebbe non giustificare la (seppur ridotta) spesa da parte dell’utenza italiana. Per Telecom si tratta, comunque, di un brand fondamentale per trainare lo sviluppo della fibra ottica e, come riportato dal Corriere, per sbloccare un mercato determinante per la digitalizzazione del nostro paese.
Netflix in Italia nel 2015 – Telecom punta anche su TimVision
Se non fosse che il mercato, ancora in sviluppo e non propriamente attraente per un pubblico molto abitudinario come quello italiano, sembrerebbe già saturo di servizi. La stessa Telecom offre TimVision per i clienti Tim e Telecom Italia (ad oggi conta 240 mila abbonati) che, con seimila titoli tra film, serie e cartoni, un prezzo piuttosto vantaggioso, e la possibilità di guardare i contenuti in mobilità senza intaccare il proprio piano dati, rischia di far concorrenza allo stesso Netflix nella fascia bassa. E’ vero, si può pur sempre pensare che Netflix sia destinato ad una tipologia di utenza diversa ma, ammesso che Telecom riesca a sviluppare le due offerte in parallelo, non è chiaro allora come riesca ad inserirsi in questo contesto anche Sky.
Nextflix in Italia nel 2015 – Telecom pure con Sky su fibra
Sì perché, come annunciato da ormai un anno, entro qualche settimana l’intera offerta di Sky arriverà (ma non in esclusiva), con un apposito decoder, sulla rete in fibra ottica di Telecom Italia, senza la necessità di installare una parabola. Ancora top secret i prezzi ma, come già avviene con Fastweb, sembrerebbe scontato un pacchetto all in one con internet e telefono di casa ad un prezzo vantaggioso. Con My Sky, Sky Go e Sky On Demand (ovvero il Netflix di Murdoch), e la vasta quantità di diritti a disposizione (tra cui alcune serie tv della stessa Netflix), l’azienda guidata da Andrea Zappia potrebbe dominare il mercato e rendere superflue le offerte ospitate dall’operatore italiano.
Netflix in Italia nel 2015 – Sky Online e Infinity Tv hanno il mercato in mano
Bisogna poi considerare Chili (nata con Fastweb e ora realtà indipendente con circa 400 mila clienti), Sky Online (che conta 1.8 milioni di download su mobile) e Infinity di Mediaset (300 mila gli abbonati). Queste ultime due soprattutto – al di là del successo attuale o meno – possono per giunta contare sulla forza pubblicitaria delle due aziende televisive che hanno alle spalle, già tutt’altro che intenzionate a lasciare spazio ai restanti concorrenti, attuali e futuri. Peraltro uno dei contenuti più visti in queste settimane di Infinity è la replica dell’Isola dei Famosi, emblema della cara, vecchia tv generalista che Netflix – secondo le previsioni – dovrebbe “spazzare”.
Netflix in Italia nel 2015 – La rivoluzione ci sarà solo con i contenuti free
Ciò non toglie che sarà senz’altro interessante osservare l’impatto del “papà” di House of Cards in Italia. Ma, considerando i tanti servizi oggi disponibili, la concorrenza di due big del settore e i contenuti in esclusiva a disposizione, lo sviluppo a rilento di internet, le abitudini degli spettatori, l’assenza (almeno per ora) di fiction italiane realizzate ad hoc (a differenza di quello che avviene in Usa) e la poco notorietà del brand tra il pubblico mainstream, non ci è chiaro per quale motivo i giornali si ostinino a parlare ancora di “rivoluzione” a stelle e strisce.
A dirla tutta verrebbe da chiedersi se effettivamente il modello di business di Netflix possa realmente funzionare – considerando peraltro la diffusione così capillare della pirateria – , anche alla luce del successo di Spotify (e YouTube) per quanto riguarda il settore musicale, con un modello freemium che sta ottenendo un successo planetario costringendo le etichette a rivedere il loro modo di pensare il mercato. La rivoluzione, quindi, supponiamo ci sarà sicuramente, ma solo quando anche i contenuti video saranno finalmente free.
1. pig ha scritto:
6 marzo 2015 alle 17:55