Daria Bignardi, sulle pagine di Vanity Fair, invita a farsene una ragione: “per il resto del mondo Il Volo siamo noi“.
La giornalista, che si definisce ironicamente radical chic (e noi che credevamo avesse preso finalmente coscienza di sè), spiega che il trio di “tenorini” si inquadra perfettamente nella visione stereotipata che il resto del mondo ha del nostro Paese. Un cliché, quello della “bella Italia”, che avremmo tentato invano di scrollarci di dosso negli ultimi anni. Ora però siamo costretti a rassegnarci.
Daria Bignardi “fattene una ragione”
La verità è che chi dovrebbe farsene una ragione è proprio Daria Bignardi e con lei tutto il popolo di Twitter e di radical chic, “inorridito” dalla vittoria de Il Volo. Ginoble, Boschetto e Barone non sono (solo) dei prodotti d’esportazione ma “siamo noi“. Non solo Il Volo non partecipava all’Eurovision (dove con ogni probabilità trionferanno) bensì al Festival della Canzone Italiana, ma il 56% del pubblico sanremese televotante non è mica composto da immigrati o americani in vacanza.
Da escludere pure che a votarli siano stati solo mamme, nonne e parentame vario, in considerazione della mole di voti ricevuti e del fatto che Grande Amore stia volando su Itunes. Ma probabilmente gli stessi che gridavano al fenomeno per Lorenzo Fragola, primo sulla stessa piattaforma subito dopo X Factor, questa volta taceranno o forse parleranno sì di fenomeno, ma da baraccone. Prima o poi agli snob 2.0 bisognerebbe far capire che l’Italia non è Twitter, che il talent show più visto nella storia della tv non è X Factor – ma la seconda edizione di Ti Lascio Una Canzone (quella in cui i futuri componenti de Il Volo muovevano i primi passi) – che ci sono più teenager sintonizzati su Un Medico in Famiglia che su Gomorra.
Forse se Daria mettesse in discussione le sue certezze sui “tempi moderni” riuscirebbe anche a ridare ossigeno alle Invasioni Barbariche. Oppure potrebbe esplorare altri paesi. Dove certamente si troverebbe più a suo agio.
51. Liz ha scritto:
19 febbraio 2015 alle 17:26