Giovanni Floris non prende nemmeno fiato. Su La7 sembra un centometrista, più che un conduttore. Al suo atteso debutto sulla rete di Urbano Cairo, il giornalista prova a condensare in quindici minuti l’approfondimento politico: il risultato è scarso, come confermato dal deludente dato d’ascolto (1.45% di share). Così, nella sua prima puntata, Diciannovequaranta si esaurisce in un commento all’operato e alle parole che il premier Matteo Renzi ha pronunciato l’altro ieri (ma la notizia non doveva essere fresca di giornata?).
Come una sorta di tiggì flash, il programma è iniziato con l’esposizione dei temi affrontati in puntata. Poi, via alle (brevi) danze: Giovanni Floris si è accomodato ad una scrivania di vetro, al centro di una scenografia non troppo sofisticata. Nella sua striscia d’approfondimento quotidiano, il conduttore dalla battuta pronta – quello che su Rai3 incalzava Renzi e bacchettava Berlusconi al telefono – si è irrigidito e ha letto il proprio intervento. Nessun guizzo, nessuno sforzo di originalità. Sarà stata la comprensibile ansia da prestazione, ma da un anchorman navigato come Floris ci saremmo aspettati qualcosa di più.
Ospite della prima puntata, la segretaria della CGIL Susanna Camusso. In collegamento, la sindacalista ha annunciato che il prossimo sarà un autunno caldo (lo dice ogni anno), e che ad ottobre ci sarà una mobilitazione dei lavoratori. Floris la incalza, non tanto per farle da contraddittorio, quanto per esortarla a concludere “brevemente” la stoccata anti-renziana. Perché a Diciannovequaranta il tempo è tiranno, e il conduttore corre come un dannato per riuscire a concentrare il copione in pochi minuti. Ci sono pure i sondaggi di Nando Pagnoncelli, per gli affezionati di Ballarò.
Il “Giova” riceve i dati sparati dal sondaggista e li gira all’ospite. L’assist – per forza di cose – è molto rapido e l’approfondimento ne risente. Da parte di Floris, inoltre, si coglie il tentativo di introdurre un elemento di opinione e di critica nei propri interventi, a completamento di un format fin troppo zeppo di parole, come suggerisce (involontariamente) la scenografia.
Peraltro, nonostante gli sforzi del giornalista, il tempo sembra non bastare e Diciannovequarante si conclude a ridosso del Tg. Chissà che gioia per Enrico Mentana, costretto a partire con qualche attimo di ritardo (ieri alle 20.06) rispetto alle testate concorrenti.
1. mauri ha scritto:
9 settembre 2014 alle 12:55