Più che uno sciopero, sarà uno scioperino generale. Quest’oggi, i lavoratori Rai che incroceranno le braccia contro i tagli economici del Governo saranno infatti meno del previsto, dopo che alcune sigle sindacali hanno sospeso o rimandato la propria levata di scudi. In particolare, aderiranno alla protesta odierna i sindacati Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf.sal (circa tremila lavoratori), mentre non vi prenderanno parte la Cisl, l’Usigrai (i giornalisti) e l’Adrai (i dirigenti). Lo sciopero si estenderà per l’intero turno di lavoro ed interesserà tutto il territorio nazionale, con presidi di fronte alle sedi regionali.
Sciopero in Rai, ma Renzi tira dritto
La causa primaria della mobilitazione è la contrarietà dei lavoratori alla sforbiciata da 150 milioni di euro prevista per la Rai dal decreto Irpef. I dipendenti di Viale Mazzini che aderiranno allo sciopero temono che tale manovra metta a rischio la tenuta occupazionale e si scagliano contro la vendita di Raiway, società che possiede i ripetitori e le antenne del servizio pubblico. Il bersaglio politico della loro protesta è il premier Matteo Renzi, il quale sembra intenzionato ad andare fino in fondo. “Mi spiace, ma tocca anche a voi” aveva detto il Primo Ministro a Giovanni Floris, che in diretta a Ballarò sollevava dubbi sul temuto colpetto di forbici.
RaiWay, la vendita è un rischio
Eh sì, ora tocca anche a loro. In un momento in cui sono stati chiesti sacrifici economici a tutti, è giusto che anche la Rai si sottoponga alla cura dimagrante e rinunci a certi sprechi proliferati negli anni. L’impressione, però, è che Renzi abbia iniziato una sacrosanta battaglia col piede sbagliato, cioè mirando proprio ai settori aziendali più delicati. Al riguardo, la decisione di vendere RaiWay ci sembra troppo rischiosa, perché sul piatto c’è un patrimonio tecnologico d’avanguardia e con funzioni strategiche, ottenuto anche grazie ai soldi versati dai contribuenti. Non a caso, le strutture in questione fanno gola a molti possibili acquirenti, anche privati.
Sedi regionali Rai: sprechi e virtù
Altrettanto rischiosi sono i possibili interventi sulle sedi regionali, dove lavorano centinaia di professionisti che garantiscono alla Rai un valore aggiunto rispetto alla sempre più vasta concorrenza, ossia la capillarità dell’informazione. E’ vero: spesso tali sedi sono anche un ricettacolo di sprechi (si pensi agli 11 piani della sede di Genova) e sono oggetto di insidiose attenzioni da parte della politica locale, ma proprio per questo gli eventuali tagli vanno mirati con precisione.
Tagli in Rai, occhio alle produzioni esterne
A nostro avviso, le sforbiciate del governo dovrebbero riguardare anche i super stipendi di certi conduttori e di certi manager (qualcosa si è fatto ma non basta), con una particolare attenzione alle retribuzioni delle professionalità esterne e alla produzione esterna di alcune trasmissioni di successo. E’ il caso di Che tempo che fa, di Porta a Porta o di Ballarò, ad esempio. Secondo Panorama, tali produzioni comporterebbero complessivamente una spesa aggiuntiva di circa 200 milioni di euro. Per non parlare delle fiction e delle miniserie prodotte con risorse e professionalità esterne (come se a Viale Mazzini mancassero dipendenti).
Un altro fronte su cui intervenire è l’evasione del canone Rai, che secondo i dati 2013 avrebbe comportato una perdita di circa 20 milioni di euro. Al riguardo, sembra che il Governo stia studiando una formula per impedire ai troppi furbetti di commettere quello che – di fatto – è un reato in piena regola. Il giro di vite è necessario ma ci vuole criterio: di bischerate sulla Rai se ne sono compiute già troppe.
1. tinina ha scritto:
11 giugno 2014 alle 14:34