La scomparsa ravvicinata di Pavarotti e Sabani ci ha insegnato che anche la morte, come la vita e lo spettacolo, è soggetta a fenomeni per così dire imprevisti. Pavarotti osannato e vittima di sciaccallaggio e sensazionalismo di varia natura e genere, Sabani dimenticato e proprio per questo strumentalizzato.
C’è però una scomparsa, avvenuta proprio in questi giorni e più precisamente il 28 ottobre 2007, che ha rivelato un’altro aspetto ancora: l’affetto della gente quando è genuino diventa trascinante anche se a morire è un attore che non si è di certo distinto per le sue spiccate qualità artistiche.
Questa è in breve la storia di Guido Nicheli, attore caratterista più per passione che per mestiere tornato alla ribalta proprio grazie alla sua scomparsa.
O forse sarebbe più corretto dire attore per caso e uomo messo duramente a prova dalla vita. Rimasto orfano di padre, quando aveva appena un anno, Guido ha dovuto occuparsi fin dalla più tenera età della sua famiglia. Da qui sono nate la sua concretezza e il suo approccio alla vita un pò “mordi e fuggi”.
Perchè Guido voleva, prima di tutto, riuscire a vivere alla grande. E proprio per questo, una volta terminati gli studi, aveva iniziato a lavorare nello studio dentistico del cugino. Luogo dove è stato scovato da Stefano Vanzina che con grande lungimiranza lo ha voluto nel film Il padrone e l’operaio.
Nonostante il discreto successo ottenuto attraverso quest’esordio, Guido seguendo il pragmatismo che lo ha sempre contraddistinto, ha continuato a lavorare con il cugino, concedendosi solo di tanto in tanto qualche partecipazione al cinema in film come Cattivi Pensieri, Saxofone, Una vancanza bestiale e Si ringrazia la regione Puglia per averci fornito i milanesi.
La prima grande svolta è avvenuta grazie alla pellicola Viuuulentemente Mia a cui ha fatto seguito il cult Eccezzziunale Veramente, per il quale Nicheli è stato scelto da Enrico Vanzina.
Ed è proprio qui che è nato Nicheli il Grande Cumenda, amato e odiato dalla gente per lo stereotipo che incarnava con sfacciataggine e veemenza. Un archetipo riuscito, vincente, in grado di dividere in tutta la sua villaneria che l’attore ha portato in scena nei suoi successivi lavori: Vacanze di Natale ‘83 e Sapore di Mare, solo per citarne alcuni.
Il Dogui, così come amava farsi chiamare (anagramma di Guido) era però uno che amava lanciarsi e stupire. Ed proprio questo lo ha spinto, nel 1985, a fare una scelta che nessuno al suo posto avrebbe mai fatto, soprattutto in quel periodo: recitare nel film drammatico Scemo di Guerra diretto da Dino Risi e nel quale l’attore era doppiato in siciliano. Quella sua piccola follia l’ha condotto direttamente al Festival di Cannes.
Il dramma però poteva essere solo una parentesi per uno che sulla sua pelle ne aveva già vissuti tanti (ad esempio la perdita del figlio nel ‘70) e così Nicheli già l’anno dopo è tornato al suo unico, grande amore, la commedia.
E soprattutto all’apoteosi. Gli anni più prolifici della sua carriera perchè il cinema italiano in quel periodo si sposava perfettamente con le sue doti che l’attore ha prontamente mostrato in film come Yuppies, giovani di successo, Professione Vacanze, Montecarlo Gran Casinò e Tutti in palestra.
Un impiegato della risata alla milanese che doveva ancora conoscere la sua stagione d’oro. Un periodo che gli ha regalato un’altra volta ancora Enrico Vanzina, proponendogli di volare a Roma a registrare il pilot de I ragazzi della III C.
Anche in questo caso un successo, il più grande in verità , in grado di proiettarlo ancora una volta verso il cinema. Nicheli, durante e dopo la fine della serie, ha infatti partecipato ad un numero impressionante di pellicole tra le quali pare giusto ricordare: Occhio alla Perestrojka, Abbronzatissimi, Anche i commercialisti hanno un anima, Favola, SPQR, Vacanze sulla Neve e Fantozzi 2000 – La clonazione ma anche a fiction di discreto successo come Ma il portiere non c’è mai?.
Nicheli però non era uno che amava proporsi, aspettava sempre la chiamata. Troppo libero di testa e di corpo, libertino ed orgoglioso per sottoporsi al massacro della telefonata compiacente. Ed è per questo motivo che dopo la fiction, sono arrivati gli anni del silenzio, interrotti poi da film flop Vita Smeralda di Jerry Calà .
Viaggi, bella vita caratterizzata dal mare dei Caraibi, dallo sport e dalle ghefi come le avrebbe chiamate lui, donne procaci che adorava conquistare. Questo era Guido Nicheli che abbiamo visto in video per l’ultima volta nelle telepromozioni di suonerie per cellulari.
Anticonformista, intelligente in maniera sorpredente, mai vittima dei suoi stessi clichè che portava avanti con grande fierezza, amava portare in scena semplicemente se stesso perchè, come diceva lui, la sua comicità , che piacesse o meno, era assolutamente spontanea e di successo.
Anche negli ultimi anni della sua vita, decisamente meno fulgenti ma sempre mirati a mordere la vita con passione, curiosa sagacia e una buona dose di menefreghismo. Anche di fronte alla morte che, come amava ripetere, non lo spaventava perchè “tocca tutti senza distinzioni”.
L’uomo delle occasioni perse che non si è mai piegato di fronte a nulla anche quando questo lo ha portato a fare grandi rinunce ma Guido Nicheli era così. Senza mezze misure, un pò come le sue frasi, a tratti irritanti, a volte divertenti.
E con la bonaria strafottenza che lo ha sempre caratterizzato probabilmente avrebbe chiuso  con una delle sue celebri frasi il suo lungo percorso.
See you later, arrivederci a tutti. Fine Messaggio.
Il suo soprannome, Dogui, era impresso anche sul campanello di casa; Era molto amico di Salvador Dalì e per lui ha anche posato; Ha partecipato alla piece teatrale La Tappezzeria.
1. Stefano ha scritto:
1 novembre 2007 alle 11:04