Fanny Cadeo, dopo le esperienze televisive, è ora concentrata su recitazione, teatro e radio. Un’attività con la quale l’ex velina di Striscia vuole diversificarsi sperando di essere giudicata sulla base del suo lavoro e non di un preconcetto.
La difficoltà da superare sta più che altro nell’etichettatura che ti danno, nella tendenza a circoscriverti in uno stereotipo, soprattutto se hai una mente aperta, innovativa e curiosa. Da una parte fa sorridere, dall’altra è faticoso. Il rischio è sempre di essere fraintesa. Diventa un problema di comunicazione, di marketing.
Su Radio Rai 1 conduci L’Italia che va insieme a Daniel Della Seta. Come nasce questa collaborazione?
Il programma nasce da un’idea di Daniel di qualche tempo fa. Io ho avuto la fortuna di far parte della squadra di Antonio Preziosi. Avevo iniziato con un altro programma, poi ci sono stati dei cambiamenti. Ho conosciuto Daniel e iniziato con lui questa esperienza con L’Italia che va. Io sono al secondo anno, ma il programma va in onda ormai già da sette-otto anni.
E come mai la radio?
Era da un po’ che volevo fare radio. Tempo fa avevo già condotto un programma su Isoradio. Poi il direttore Antonio Preziosi mi ha dato la possibilità di passare alla rete ammiraglia e così sono arrivata a L’Italia che va.
Nel programma hai una percezione diretta del momento difficile che l’Italia sta vivendo, ma lo racconti in modo ottimista. Che visione hai adesso delle imprese italiane?
Ci sono in realtà delle aziende, soprattutto le piccole e medie imprese, che, in Italia, nonostante la congiuntura economica sfavorevole, vivono un momento favorevole. Sicuramente il settore agro alimentare è un settore in grande crescita, principalmente verso l’estero ed è un settore trainante dell’export. All’estero amano molto il made in Italy, il cibo in particolare. Abbiamo notato che reggono soprattutto le aziende che investono in innovazione, in nuove tecnologia e in tutto ciò che è novità.
L’Italia che va potrebbe essere una rubrica di qualche programma di approfondimento giornalistico, mai pensato di portarla in tv?
Ci stiamo pensando con Daniel, perché è un programma di grande attualità, perchè è ottimista e può creare e far conoscere maggiormente imprese che non conosciamo ma che potrebbero dar stimoli a nuove aziende. Ci sono delle realtà che sono riuscite a rimanere in piedi nonostante la crisi che stiamo attraversando e che è innegabile ci sia.