E’ una delle imitatrici e doppiatrici più apprezzate d’Italia; la ‘sessuologa’ che gli uomini vorrebbero assoldare per spiegare l’anatomia femminile e l’autrice comica che tutti vorrebbero leggere in un’era dove la comicità si riduce esclusivamente alle volgarità e alle scoregge di nuovi cabarettisti a corto di idee. Parliamo di Anna Marchesini che, a Che tempo che fa, ha dato prova della sua lungimirante esperienza nel campo della recitazione e della risata, una lezione da imparare per i sostenitori dei nuovi fenomeni del momento, e una lezione rinfrescante per quanti fossero cresciuti con le sue battute e le sue storiche gag.
Magra, dalle guance scavate e dalla voce spezzata e tremante per via della grave forma di artrite reumatoide che ha limitato le sue funzionalità fisiche a dismisura, Anna è riuscita a far ridere anche nel dolore, a emozionare anche se non più al pieno delle forze servendosi di un’arma semplice ed efficace: l’umiltà. La sua verve e il suo sprint, malgrado gli anni e le conseguenze del suo male, non l’hanno certo abbandonata e lo scambio di battute con un divertito, ma anche commosso, Fabio Fazio ne hanno dato la conferma. La sua ultima fatica letteraria, Moscerine – la scrittura è felicità, parla dei “non vincenti, di coloro che subiscono una partenza amareggiata per poi raggiungere il culmine e diventando forti”. Così la comica umbra commenta i protagonisti del suo lavoro che, per qualche ragione, ci ricordano lei, la donna sapida e brillante in grado di divertire e ipnotizzare intere generazioni.
L’ex componente del noto Trio con Tullio Solenghi e Massimo Lopez (nuovo doppiatore di Homer Simpson, fra l’altro), seduta davanti alle telecamere del programma di Rai3, ha avuto anche modo di affrontare argomenti più seri e profondi, condividendo con il suo pubblico il più autentico significato della vita. “Sono obesa di vita, ne sono così interessata che mi interessa anche la morte”. Non a caso il suo ultimo libro parla proprio di questo, dell’attaccamento alla vita, della sua lotta contro la malattia e dell’importanza di reagire e non abbandonarsi all’autocommiserazione e alla tristezza. D’altronde, sentire un artista che bolli il narcisismo come l’esatto contrario del talento, definito come prodotto di un’intelligenza morale e ascoltare un estratto su Cirino e Marilda è stato divertente e a tratti commovente per il pubblico della terza Rete, in piedi e plaudente per salutare una donna incredibile, afflitta da una malattia bastarda, ma ancora con lo spirito della giovane donna che tutti ricordiamo.
1. Matto ha scritto:
25 novembre 2013 alle 09:06