12
giugno

IL CASO ALDROVANDI: TAODUE PORTA SU CANALE 5 LA MORTE DI FEDERICO

Federico Aldrovandi

E’ una delle pagine più drammatiche e angoscianti della recente storia italiana, raccontata spesso dai social network e in generale on line mentre la tv, eccezion fatta per il dovere di cronaca dei telegiornali, non ne parla tanto quanto fa con gli altri casi di cronaca. Almeno fino ad ora: Taodue ha infatti annunciato per il prossimo anno la realizzazione di un film tv intitolato Il Caso Aldrovandi, che farà conoscere bene anche al pubblico televisivo una storia che nessuno avrebbe voluto mai conoscere.

La morte di Federico Aldrovandi, studente ferrarese di diciotto anni ucciso durante un controllo operato da agenti di polizia nel 2005, e soprattutto il lungo processo che ne è seguito, saranno al centro della sceneggiatura scritta da Stefano Rulli, Malcom Pagani e Alessandro Fiori. A dirigere il film tv, la cui messa in onda farà certamente discutere accendendo anche per la tv i dibattiti e gli scontri che spopolano altrove, sarà Daniele Luchetti, già attore, sceneggiatore e regista cinematografico.

Questo film arriva dopo la condanna a 3 anni e sei mesi di reclusione per i colpevoli, che con ogni probabilità verranno subito dopo reintegrati in Polizia. E potrebbe essere una sorta di megafono per Patrizia Moretti, la madre di Federico, la cui tenacia e forza davanti ai numerosi tentativi di depistaggio verificatisi durante le indagini, è stata fondamentale per arrivare in fondo alla storia. Ai fini della realizzazione del progetto Taodue ha infatti voluto incontrare la donna, che ha sempre combattuto contro il muro di gomma alzato da una parte delle istituzioni e subito attacchi inopportuni per i quali al suo fianco si è pubblicamente schierato il Presidente della Camera Laura Boldrini.

Per una volta non saranno i salotti tv, gli approfondimenti di informazione o i contenitori pomeridiani a far conoscere al grande pubblico i dettagli di una storia “difficile”: lo farà una fiction. Per la quale si possono già ipotizzare immense polemiche e lacrime vere. Perché non bisogna essere donne o madri per capire la gravità dell’intera vicenda: basta essere figli e questo lo siamo tutti, nessuno escluso.



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1 Commento dei lettori »

1. liberopensiero ha scritto:

12 giugno 2013 alle 18:51

Conosco questa triste vicenda,e la sentenza purtroppo non ha fatto giustizia per me.Secondo me lo Stato dovrebbe pretendere da chi indossa una divisa e maneggia un manganello,perizie psichiatriche obbligatorie,il pericolo esaltati,va assolutamente scongiurato,considerato il ruolo di chi (in teoria) dovrebbe proteggerli i nostri figli.



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