«Cura le tue parole che diventeranno le tue azioni. Cura le tue azioni che diventeranno le tue abitudini. Cura le tue abitudini che diventeranno il tuo carattere. Cura il tuo carattere che diventerà il tuo destino. Quello che pensiamo diventiamo. Io penso di godere di un’ottima salute!».
E’ questa una delle frasi celebri contenute nel film ‘The Iron Lady’ che Sky Cinema Hits riproporrà questa sera a partire dalle 21.10, nel giorno della scomparsa di Margaret Thatcher, morta all’età di 87 anni a causa di un ictus. Un modo unico per ricordare al pubblico della televisione satellitare l’importanza di una donna e del messaggio storico che ha voluto lasciarci. Premio Oscar come miglior attrice protagonista è Meryl Streep che non impersona la Thatcher, lo è.
Veste i panni dell’ottantenne ex Primo Ministro Britannico alle prese con la demenza senile: parla col marito defunto già da anni, sente forte la necessità di liberarsi dei suoi vestiti nel cercare di (contro)battere il passare dei giorni, della memoria e del potere. Un film che, con la regia di Phillida Loyd e la scrittura di Abi Morgan, appare anche più felice in sede televisiva che nelle sale cinematografiche. L’ex Primo Ministro Britannico viene raccontato tra presente e passato, senza il bisogno di ‘santificare’ una donna al potere, ma più nei termini della biografia, con il talento e l’ammirazione per un’attrice come Meryl Streep che, proprio oggi, la fa «rivivere» una seconda volta, elevando la donna al potere e il personaggio storico, all’ennesima potenza.
Un film che, mandato oggi in onda per il triste lutto a cui partecipa l’Inghilterra e tutte le nazioni, scorre su due strade essenziali: il racconto del ‘mondo interiore’ della protagonista, attraverso la focalizzazione interna e dall’altro, anticipa e conferma l’idea di raccontare la Thatcher presa dalla quotidianità degli eventi, come la malattia allucinante e progressiva che le fa rimpastare i ricordi. Un racconto che esclude o, almeno, sospende i giudizi esterni sull’operato politico dell’ex Primo Ministro e che scava in profondità sulla vita interna della protagonista, permettendole di assistere “in prima persona” ad un bilancio personale tra potere passato e impotenza della malattia del presente.
Uno sguardo cine-televisivo che appare alleggerito e che descrive comunque la guida del governo britannico nel 1979, la trasformazione della politica dei paesi occidentali, fino al conservatorismo. Passaggi politici che le diedero il soprannome di ‘Iron Lady’ o Lady di Ferro, per la forza che mise nel contrastare il comunismo, ponendo al centro la privatizzazione del pubblico e la liberalizzazione dei mercati, anti- proibizionista. La scelta di usare l’ambivalenza tra passato e futuro potrebbe non essere stata solo un espediente della scrittura ma la segnalazione di passaggi taciturni e non raccontabili, attorno al personaggio, come la rielezione per più di due mandati da parte dei cittadini britannici.
Ne viene fuori una Thatcher dall’ossessione per poche convinzioni che non avrebbero lasciato spazio a nessun compromesso. Si esclude dal racconto il contesto nazionale ed internazionale su cui la Thatcher ha influito, tra indecisione critica ed estrema neutralità. Più di una biografia, verso la confessione. Meno di un dramma. Che oggi, lo è diventato, pienamente. A causa della scomparsa.