Si è fatta conoscere sul piccolo schermo nei panni della viziata ed egocentrica Lavina Grimani nella soap di Canale 5 Centovetrine. Ora Serena Iansiti, archiviata la fiction in rosa, dà prova di sé interpretando la spietata Ilaria La viola nella quarta stagione di Squadra Antimafia. Ci siamo chiesti se nella vita l’attrice napoletana sia così spietata come il personaggio che interpreta nella fiction in onda ogni lunedì sulla rete ammiraglia del Biscione. E lei si racconta su Davidemaggio.it.
Che esperienza è stata quella di Squadra Antimafia?
Bellissima. Non lo dico per piaggeria ma perché è la realtà. Mi sono trovata in un ambiente di altissime professionalità, con bravi attori e una troupe eccezionale. Mi è piaciuta molto l’intesa che si è creata sul set.
Un’esperienza che dura solo una stagione?
Io ho girato solo la quarta stagione, non posso svelare il perché ma non ci sarò nella quinta. Poi chissà… potrei sempre tornare!
Quindi non morirai alla fine di questo ciclo di episodi…
Non lo posso dire (ride, ndr). Chi vivrà vedrà.
Com’è stato interpretare una cattiva?
Questo è il mio primo personaggio cattivo ma mi capita spesso di interpretare donne con un lato oscuro. In Squadra Antimafia è interessante vedere come Ilaria sia arrivata ad essere cattiva. Lei ha avuto un dramma nell’infanzia e non ha più avuto affetti; immagino che, sebbene subire traumi non debba necessariamente portare ad azioni criminali, la psiche rimanga inevitabilmente provata. Per il resto, io non giudico mai i personaggi che interpreto, buoni o cattivi che siano, perché significherebbe ammazzare la recitazione.
In qualche modo, però, la comprendi…
Non la giustifico ma posso capire i gesti inconsulti che può commettere chi ha avuto dei traumi. In questo caso, ovviamente, parliamo di una fiction fumettistica che per quanto parli di mafia è sempre romanzata. Lei vuole riappropriarsi di un potere e ha bisogno di qualcuno al quale appoggiarsi: prima il fratello, poi i fratelli Mezzanotte.
Facendo dei parallelismi col tuo personaggio, quanto sei vendicativa e quanto la tua infanzia ha influito nella tua vita?
Non sono vendicativa né tanto meno porto rancore. Non dimentico, però, chi e cosa mi ha fatto soffrire. La mia infanzia, invece, è stata felice. Da ragazzina avevo già voglia di fare l’attrice, un desiderio che non aveva a che fare con la fama. I miei, che non fanno questo mestiere, mi hanno sempre sostenuta nelle mie scelte anche perché non sono una volubile nelle mie idee. Ho cominciato a studiare a 16 anni e ho continuato con determinazione e pazienza. Ci vuole passione perché il mestiere dell’attore è tosto.
Meglio Ilaria La Viola o Lavina Grimani di Centovetrine?
Non c’è meglio o peggio. Sono due personaggi diversi, in due tipologie di fiction diverse. Il personaggio che mi ha messo più in discussione è stato Ilaria, ma entrambi sono complessi.
Leggenda metropolitana vuole che Lavinia sia stata pensata cattivissima per poi essere ammorbidita…
Era stata pensata più che altro come ragazza viziata, che non aveva una madre presente. Una specie di Paris Hilton. Poi ha avuto dei lati buffi e anche, quando me ne sono andata e poi tornata, un po’ eccessivi.
Come mai hai lasciato Centovetrine?
Mi sono sempre trovata bene ma volevo rischiare. Dato che ho l’età per farlo, ho scelto di cambiare aria.
Volevi rischiare ma molti attori che hanno lasciato la soap non hanno poi avuto fortuna. Non avevi paura?
No, faccio l’attrice e non posso ambire ad un lavoro fisso. La soap mi ha dato tanto ma bisogna dire basta. Nei miei progetti non c’era Lavinia Grimani a vita, ma anche l’interpretazione di nuovi ruoli. Non ci si può fermare al primo posto di lavoro, anche perché poi tutto finisce. L’instabilità fa parte del mestiere e a me piace sperimentare altre cose. C’è sì un periodo di crisi ma sono equilibrata e ho un buon carattere grazie al quale riesco a fronteggiare anche i momenti di difficoltà. Il lavoro dell’attore è fatto di alti e bassi.
Dopo Squadra Antimafia cosa vorresti fare?
Il ruolo di Ilaria mi piace. Era da tanto che volevo interpretare una donna forte; mi piacciono ruoli di donne complesse e, a volte, i ruoli negativi sono scritti meglio e sono più divertenti da interpretare. Il mio sogno è il cinema, con un buon personaggio.
C’à un personaggio che hai al cinema o in tv e hai detto “poteva esser mio”?
Amo molto i film di Virzì. Più che un ruolo è proprio questo stile che mescola commedia e dramma ad affascinarmi. Amo Sorrentino, Garrone ma anche Verdone. Un giusto mix tra impegnato e commedia.
Hai detto che bisogna studiare molto per fare l’attore. Come ti poni nei confronti degli attori che arrivano al successo senza gavetta?
Non ho niente contro gli attori che non hanno studiato. Io penso che all’inizio si possa emergere senza aver fatto nulla per una questione di fortuna. Ma prima o poi devi studiare per forza, altrimenti rischi sempre di interpretare te stesso.
Prima parlavi di Virzì. Recentemente ha attaccato la fiction italiana parlando di un livello medio-basso. Tu che ci lavori e hai preso anche parte ad una soap cosa ne pensi?
La soap è considerata un genere più basso e, in realtà, è vero. Non per i contenuti, ma perché si tratta di un altro tipo di prodotto, molto onesto, fatto di intrighi, sesso e potere, che ha un tipo di pubblico ben determinato in una certa fascia oraria. Per quanto riguarda le fiction sono abbastanza d’accordo con Virzì: purtroppo è impietoso il paragone con le fiction americane e inglesi. Loro hanno anche dei mezzi superiori. Non penso che il problema siano i nostri attori, autori o registi; abbiamo dei talenti che non hanno nulla da invidiare agli attori oltreoceano, ma si crede meno nel prodotto e, conseguentemente, si investe di meno. Poi, in generale, ci sono tanti giovani che arrancano e fanno fatica ad emergere. Un altro problema tutto italiano, infatti, è la mancanza di aiuto ai giovani. Si rischia di essere considerati giovani anche a quarant’anni!
1. Andrea ha scritto:
7 novembre 2012 alle 11:57