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luglio

NATASCHA LUSENTI A DM: “CONDURRE IN ONDA ESTATE E’ UNA SFIDA, NEL PROGRAMMA MANCAVA UNA DONNA. MICHELE SANTORO? UN SEVERO TALENT SCOUT”

Natascha Lusenti

Natascha Lusenti va dove la porta il cuore. L’istinto e le passioni, infatti, l’hanno sempre guidata nella sua carriera di giornalista ed i risultati, manco a dirlo, sono arrivati di conseguenza. Alta, mora, svizzera e con un passato da modella, ha esordito televisivamente a fianco di Michele Santoro ed oggi è un volto noto al pubblico di La7, rete sulla quale ha condotto Atlantide, curato spazi d’approfondimento e firmato inchieste. Stasera debutterà al timone di In Onda estate in coppia con Filippo Facci e – dal lunedì al venerdì, ore 20.30 – la vedremo torchiare i politici e i protagonisti dell’attualità (il primo sarà Giulio Tremonti) con quella verve battagliera che le è propria. Sì, perché dietro al visino d’angelo la Lusenti ha la corazza…

Natascha, dopo aver condotto programmi di informazione scientifica ora passi al talk show: con che spirito inizi questa nuova avventura?

La vedo come una grande occasione. Per me è qualcosa di nuovo: sinora ho fatto inchieste e reportage, non ho molta dimestichezza con la diretta né con l’approfondimento politico e sono molto soddisfatta per la fiducia che mi ha dato la rete. E’ una grande sfida, ma le sfide mi piacciono e sono di ottimo umore.

Nel racconto della politica manterrai lo stesso approccio che solitamente riservi alla divulgazione o intendi cambiare registro?

Vorrei mantenere lo stesso stile di sobrietà e di ironia che utilizzo soprattutto quando faccio le interviste e le inchieste sul campo. Questo è l’approccio che preferisco e che mi porta ad avere dei risultati, ma ovviamente saremo in due conduttori quindi bisognerà mettere assieme le caratteristiche di entrambi.

Già, perché avrai a che fare con Filippo Facci che notoriamente è un personaggio non facile. Cosa ti aspetti da questa collaborazione?

Sinceramente non lo so. Sono pronta anche a delle sorprese, nel senso che non so come potrebbe reagire Filippo davanti a un ospite o come potrebbe intervistarlo. Lui mi è simpatico e mi a detto che la cosa è reciproca. Siamo molto diversi per percorsi ed esperienze avute, ma penso che le premesse siano costruttive e che faremo un buon lavoro. Tutti mi chiedono se sono preoccupata per Facci: l’incognito non mi spaventa (ride, ndDM), quindi dico di no.

Di fatto sei una delle poche donne alla guida di un talk show politico. Credi che in Italia manchino voci femminili al racconto dell’attualità?

Innanzitutto penso che a In Onda mancasse una donna, al di là della vicenda personale di Luisella Costamagna nella quale non voglio entrare. Non credo comunque che esista un punto di vista femminile, perché le donne sono una diversa dall’altra e quindi non ne farei una questione di genere. A volte mi succede di vedere trasmissioni in cui il conduttore e gli ospiti sono uomini e dopo cinque minuti dico: “vabbè, posso anche cambiare canale”. Se ciò accade troppo spesso ti puoi sentire un po’ esclusa, e su due conduttori averne uno donna è strategicamente meglio.

Nella tua carriera hai lavorato anche con Michele Santoro. Cosa ricordi di quell’esperienza?

Ho un gran bel ricordo. Io ho fatto con lui l’ultimo anno di Sciuscià, facevo tv da soli due anni ed ero la più piccola della redazione. Mi trovai accanto a professionisti bravissimi e li osservavo con attenzione: mi mettevo in sala di montaggio, vedevo Iacona e Formigli al lavoro. Michele è molto bravo con i giovani esordienti, ha un istinto da talent scout e capisce se hai la stoffa per fare qualcosa. Ti dà carta bianca. Per me è stata un’esperienza fondamentale.

Di recente Formigli ha speso parole di elogio simili alle tue, ma ha anche detto che i primi anni Santoro era molto severo…

Ah, quello sì. A volte ha detto delle cose molto dure anche a me, però io sono una che dimentica le critiche se vengono da una persona interessante che mi può arricchire e insegnare qualcosa.

Da appassionata di storia, condividi l’opinione diffusa che il momento politico attuale rievochi circostanze passate?

Io non penso che gli eventi si ripetano. Piuttosto direi che gli uomini sono fatti sempre allo stesso modo, con le stesse emozioni, pulsioni, ambizioni e rabbie. Però le condizioni cambiano e quindi bisogna stare attenti a fare certi paragoni perché si rischia di prendere degli abbagli.

Di te sappiamo poco al di fuori dell’ambito televisivo: quali sono i tuoi interessi, le tue passioni?

La passione più grande che ho è il mio lavoro e poi c’è l’Italia, perché io sono nata in Svizzera e questo è un Paese che mi sono scelta. Mi piacciono il cinema, la letteratura e i libri, che sono da sempre miei compagni di vita. Penso di aver imparato a leggere prima ancora di camminare e di scrivere. E poi seguo il calcio, perché io vengo da una famiglia di calciatori e questo interesse ce l’ho nel dna. Mio nonno è stato un grande giocatore della nazionale svizzera e partecipò ai Mondiali del ‘50, vinti dall’Uruguay.

Questo spirito agonistico e di tattica pare emergere un po’ anche dal tuo carattere, no?

Forse sì. Io sono una persona istintiva, mi muove la passione. Nelle inchieste e nei reportage piace moltissimo il corpo a corpo con l’intervistato, e questo aspetto più che il calcio mi ricorda gli sport individuali come il tennis e la boxe… E’ una caratteristica che ho scoperto solo con il tempo e che prima non sapevo di avere.

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