Impresso nell’immaginario collettivo come l’arido aristocratico Andrea Gherardi di Vivere, Lorenzo Ciompi, a distanza di anni dalla fine della soap, è diventato un volto di Leonardo, il canale satellitare per cui cura un programma di design, Le Case di Lorenzo. Nella nuova veste di curatore d’interni Ciompi esprime la sua passione per il collezionismo. In attesa di qualche nuovo progetto televisivo, Lorenzo racconta ai lettori questo momento professionale, ricostruendo alcune tappe significative della sua carriera.
Dalle soap a Le Case di Lorenzo: com’è cambiato il tuo rapporto con la televisione e il pubblico?
Ho fatto un percorso di qualità e ho preferito la qualità alla quantità. Non sputo nel piatto in cui ho mangiato per tanti anni però devo ringraziare Sky perché mi ha dato la possibilità di fare ciò che volevo. Era importante per me riuscire a fare quello che desideravo, anche se magari non riesce a darti una grandissima popolarità.
Soddisfatto della tua esperienza a Leonardo?
Mi piace. Mi occupo di design, mi diverte. E’ una cosa che da sempre avrei voluto fare.
Quali pensi siano i punti di forza di questa rete?
Ci sono programmi fatti per gli addetti ai lavori, ma non solo. Mi piace come canale, come modo di lavorare. Non vorrei essere demagogico e scontato ma devo dire che siamo una grande famiglia.
Pensi ci potrà essere mai la possibilità di vedere su Canale 5 un programma come Le Case di Lorenzo?
Mi piacerebbe molto. Non so quanto possa piacere. Ho proposto per esempio delle letture di poesie ma mi hanno sempre risposto che non era il momento e che erano troppo di nicchia. Invece vedo che ci sono programmi di questo genere su Raiuno, però hanno fatto la scelta di dare delle letture di poesie a poeti. Non credo che sia stata una scelta felice. Non è detto che se scrivi una poesia possa recitarla. E’ come scrivere una sceneggiatura: non è detto che poi debba interpretarla.
Quanta televisione guardi?Non vorrei fare lo snob ma veramente ne guardo molto poca. Non ho molto tempo, sono in altre faccende affaccendato, tra cui la pubblicazione del mio romanzo che ha assorbito gran parte del mio tempo. Non guardo nemmeno i miei programmi, mi vergogno molto, non mi piaccio quasi mai.
Che rapporto hai con lo specchio e con la tua immagine?
Dico sempre che se fossi una donna non mi corteggerei. Non mi sono mai piaciuto, mai accettato. Una volta ero narcisista. Mi curavo di più, facevo sport. Adesso ho altre priorità…alla soglia dei cinquanta faccio altro. Si cambia.
Il tuo volto è legato sempre ad ambienti di alta classe e di eleganza. E’ una tua scelta o pensi che sia insito proprio nella tua immagine?
Non mi vedo poi così elegante, ogni tanto mi scappano delle parolacce e dei modi di vita un po’ grevi. Forse per l’educazione che mi hanno dato, la gente mi identifica più con questi ruoli. Ad esempio in Vivere quando ho fatto il casting avrei voluto fare altro, invece mi hanno fatto fare il cattivo elegante. Mi fanno fare sempre quello: il cattivo aristocratico. Non so perché mi appioppano sempre questi ruoli. Mi piacciono e mi divertono, alla fine. Pare che mi vengano anche bene. Non mi piace la volgarità.
Cosa è per te volgare?
Volgarità non vuol dire solo parolacce. E’ il non entrare nella vita delle persone in punta di piedi. Mi piacciono i percorsi in profondità e non in lunghezza, cosa che in televisione non è possibile fare. Ed è per questo che adesso non mi vedete quasi mai nelle tv cosiddette generaliste. Non voglio apparire a tutti i costi. Ormai a cinquant’anni ho altro a cui pensare, piuttosto che alimentare il mio narcisismo.
Nessuna nostalgia del passato?
In Mediaset e in Rai mi sono trovato molto bene ma a volte facevo delle cose che non incontravano i miei gusti e i miei desideri. Se invece adesso vedo ad esempio una brutta casa che non voglio fotografare di comune accordo la cambiamo.
Nessun rimpianto per la popolarità dei tempi d’oro?
E’ stato un periodo bellissimo, giusto e capitato al momento giusto. Se arrivava a cinquant’anni forse meno. Ma a trenta me lo sono goduto moltissimo. Preferisco adesso fare quello che mi va. Se dovesse capitare una bella cosa in televisione, e se ovviamente mi chiamano, allora ben venga. Non è detto che i miei gusti incontrino sempre quelli della dirigenza.
Nel periodo d’oro di Vivere però eri spesso in televisione…
Sì, è vero. Molto spesso. Cavalcavo la tigre, ero cosciente. L’importante è dirlo.
Centovetrine così come Vivere sembra in qualche modo destinata al tramonto. Che cosa c’è ad un certo punto che si guasta nel meccanismo?
Abbiamo fatto con Vivere, nel pomeriggio, circa cinque milioni di telespettatori. La soap si guasta quando le persone vogliono guastarla. Abbiamo avuto un abbassamento di ascolti all’epoca perché le scelte di palinsesto secondo me sono state sbagliate. Abbiamo passato il nostro orario a Centovetrine per cercare di dargli una spinta, dato che era un appuntamento nuovo, sacrificando di fatto Vivere che andava bene. Secondo me non si lascia la strada vecchia per la nuova, però sono scelte. Le cose di solite si fanno morire quando vanno molto male, e noi non andavamo male.
Le Tre Rose di Eva invece come ti sembra come prodotto?
Ho fatto un provino anche per quello, non mi hanno preso. Alla regia c’è una persona molto competente come Raffaele Mertes. Ora però quello che ti dico potrebbe sembrare il discorso della volpe e l’uva…
Cioè?
Non mi è piaciuta la sceneggiatura. Sull’interpretazione non posso dirti niente, perché un attore non può parlare male dei colleghi, quindi lasciamo perdere. Sarebbe stato sicuramente un prodotto migliore se l’avesse preso in mano Daniele Carnacina, che è una persona molto competente. E’ un genio, qualunque cosa tocchi diventa oro. Avrebbe avuto ascolti superiori.
Nella fiction c’è Edoardo Sylos Labini che è stato il tuo alter ego in Vivere.
Ah, c’è lui?
Ci puoi spiegare meglio a distanza di anni la vicenda della vostra staffetta per il ruolo di Andrea Gherardi a Vivere?
Mi sono stancato di fare questo personaggio all’epoca. Fare l’attore significa interpretare diversi ruoli, non timbrare il cartellino come a Beautiful da trent’anni. Quindi sono uscito. Avevo dato ad Andrea Gherardi un volto così riconoscibile e forte che la produzione -credo, in questo vado ad interpretazione- non se l’è sentita di cancellarlo, così gli hanno dato un altro volto ed è stato scelto questo ragazzo (Sylos Labini, ndDM) che ho visto solo una volta in vita mia, ad una cena.
Come mai allora il ritorno in seguito?
Forse perché ritenevano che il personaggio di Andrea fosse più forte, o semplicemente più riconducibile a me che l’avevo interpretato a lungo. Mi hanno richiamato facendomi un’offerta a cui non potevo rinunciare. Siccome questo lavoro è fatto anche di denaro non potevo dire di no. Ho detto di sì, solo per un anno…
Nel tuo curriculum ci sono serie amate come Commesse e Linda il Brigadiere.
Bella esperienza, quella di Commesse. Quando ho fatto Linda e il Brigadiere ero giovanissimo ed è stato un grande onore lavorare con un grande attore come Nino Manfredi. Già da lì si profilava il ruolo di bastardo per me.
Forse è anche un discorso di comodità quello di sfruttare personaggi già rodati in alcuni ruoli…
Per questo avevo deciso di lasciare Vivere. C’è il rischio che se fai il cattivo per tanto tempo poi non riesci a sdoganarti. Nel cameo che feci nel film di Madonna mi presero per fare un ruolo non avendo mai visto la soap. Presero anche Beatrice Luzi che faceva la mia amante in Vivere. Ci siamo ritrovati sul set dicendo: “Che cavolo ci fai te qua?”. C’è stata una scena in cui io e lei eravamo con Madonna a recitare e le signore al cinema dicevano: “Ma che ci fa Madonna in Vivere?”
Ti piacerebbe quindi per una volta interpretare un ruolo comico?
Sì, non l’ho mai fatto. Molti mi dicono che la mia vita è tragicomica.
1. warhol_84 ha scritto:
5 giugno 2012 alle 14:35