Di “relativismo” degli ascolti avevamo già parlato, prendendo in analisi la differenza di interpretazioni che uno stesso dato può subire a seconda della rete di messa in onda.
Il caso “Fiorello Show” però, merita sicuramente un discorso a parte. Perchè non stiamo parlando di un dato che può essere definito un successo su una rete e un flop su un’altra, bensì di un programma i cui risultati vengono, a discrezione del commentatore, definiti brillanti o deludenti. Fin dalla prima, super pubblicizzata, puntata, quello share del 3,53% (con 1.399.000 contatti) fu al centro di una disputa, in cui Sky gridava al successo, con un comunicato stampa che rimarcava che “il 40% dei nostri abbonati ha scelto Fiorello, e il restante 60% ha potuto comunque dividersi tra cinema, sport, telefilm, programmi divulgativi, proposte per bambini, news, musica“, e Mediaset rispondeva facendo notare che gli abbonati Sky avevano invece scelto il Grande Fratello, “in particolare, tra le 21.32 e le 22.08, orario in cui erano in onda il programma-evento su SkyUno e “Grande Fratello” su Canale 5, gli abbonati Sky hanno preferito guardare il reality di Mediaset (24.30%) e solo il 15.37% ha visto la nuova proposta della tv a pagamento di cui è cliente“.
Sembra quasi che la magia di Fiorello, quell’incantesimo capace di mettere tutti d’accordo e che aveva accompagnato lo show-man nella sua trasversale promozione dello show, si sia inevitabilmente rotto; secondo “La Stampa” lo spettacolo vivacchia nella mancanza di un fattore che faccia la differenza, ma Sky è pronta nuovamente a smentire. In un’intervista a “Il Sole 24 ore“, l’amministratore delegato Tom Mockridge ha parlato dell’effetto positivo che Fiorello ha avuto sugli abbonati della piattaforma satellitare. Secondo l’ad, infatti, il Fiorello Show ha decisamente contribuito a frenare le disdette dovute all’aumento dell’Iva per le tv a pagamento, inserito nel tanto discusso decreto anti-crisi del governo. “La media di ascolti è buona” – dichiara Mockridge a fronte di una media di circa 600mila telespettatori – “lo spettacolo è un successo di creatività, ma per noi è più importante che siano contenti gli abbonati, il nostro unico padrone“.
Contentezza, qualità, quantità, share, ascolti; viene da domandarsi se Sky sia veramente libera da questa schiavitù che oggi condiziona enormemente la televisione generalista. Che cosa resta di un progetto, più volte definito “evento“, se la critica è ridotta ad un’analisi matematica? Potremmo pensare che sia avvilente per uno show-man come Fiorello, che non sia la direzione giusta in cui guidare il ragionamento. Eppure la televisione, chi potrebbe negarlo, è il mezzo in cui un’idea non si giudica per la sua genialità, piuttosto per la capacità di trascinare le masse, di fare risultato sulla carta, laddove è il dato numerico che dimostra la validità di un progetto.
Manca allora l’idea, o è del tutto priva di una sua validità? Fiore è sempre Fiore, e Sky non si è smentita, mettendo in moto una macchina organizzativa che non sembra avere difetti. Eppure la stampa è divisa, la critica lo è, il web pure. Il problema? Niente di nuovo sotto il sole: c’è il Fiorello animatore, c’è l’orchestra, la musica, le risate. Ci sono gli ospiti, le interviste in pieno “stile Letterman“, un quasi ritorno al varietà. C’è tutto e niente. Nell’era del reality Sky ha scelto il personaggio, il linguaggio della comicità, il mondo visto dagli occhi di quel trascinatore che più volte il pubblico ha osannato, che ha funzionato in teatro, in tv e alla radio.
E a fronte di un ingaggio milionario, sul quale forse è meglio smettere di fare moralismi, si poteva pretendere almeno che ci fosse un’idea di rottura, quell’idea originale capace di giustificare quella parola, “evento“, che oggi sembra troppo grande, perfino per Fiorello.
1. Andrea80 ha scritto:
6 maggio 2009 alle 16:54