E’ una delle menti di Avanti un Altro, il game di Paolo Bonolis che ha riacceso il preserale di Canale5 dopo anni di ’soccombenza’ nei confronti del consolidato quiz trasmesso dall’ammiraglia della tv di Stato. Abbiamo cercato di rintracciare e definire le ragioni del successo insieme a Marco Salvati, storico autore di Bonolis, che non si tira indietro quando si tratta di annunciare anche i nuovi progetti che lo riguardano e che coinvolgono Lorella Cuccarini e Paola Perego. Lo fa con noi di DM perchè “a differenza degli altri blog televisivi che noi addetti ai lavori seguiamo, non riducete tutto a ‘top’ e ‘flop’ ma analizzate i numeri e circostanziate sempre tutto“.
Tanto per iniziare, quando la finirai di fare domande a doppio senso?
Ma non c’è nulla di peccaminoso! E’ soltanto un gioco bambinesco com’è un po’ nella nostra natura. Il doppio senso è sempre bonario.
Secondo te in bocca a Paolo nulla diventa volgare?
Il linguaggio di Paolo, quello che abbiamo sviluppato negli anni, è un linguaggio a tre livelli: un primo livello molto bambinesco, quello delle gag con Luca, della parolina detta e non detta, uno sberleffo elementare; poi c’è un secondo livello nazional popolare, per tutti, con tematiche più larghe, che dai bambini si solleva ad un pubblico più vasto; e il terzo, quello a cui teniamo di più, è per pochi, fatto di battute e di giochi di parole che a una mente semplice e non allenata possono non dire nulla ma che, se letti in profondità, sono messaggi veri e propri, fini, subliminali. Sono un po’ come quelle cose astratte che se, però, le guardi in profondità… ti esce un’altra cosa. E’ una fierezza professionale di poter dire una cosa che non tutti avranno colto, ma che noi abbiamo avuto piacere a dire.
Beh, è un linguaggio che ti permette di acchiappare un pubblico più vasto…
Il pubblico dei tre livelli. Quando dicono che Chi ha incastrato Peter Pan è un programma per bambini è l’errore più grande che possano fare. E’ un programma CON i bambini ma assolutamente per adulti.
Secondo te, risiede anche in questa tripliche chiave di lettura il successo di Avanti un Altro rispetto ad altri esperimenti preserali?
E’ un successo enorme che va al di là delle aspettative. Noi venivamo dalle repliche estive di un programma che in quella fascia faceva il 9% di share e che ora abbiamo portato quasi al 22%. La storia dei preserali insegna che per cambiare le abitudini degli italiani in quello slot ci impieghi anni; noi siamo riusciti a mettere il 2 davanti (si riferisce al 2o% di share, ndDM) in due mesi. Nel target commerciale, sino a 65 anni, siamo leader assoluti con share che tocca quasi il 25% con un distacco rispetto alla concorrenza di quasi 10 punti. I nostri competitor, di cui parlo solo bene, nella fascia over 65 fanno dei numeri spaventosi ma noi siamo consapevoli di fare un programma per un target prevalentemente commerciale.
Il pubblico aveva voglia di divertirsi?
Io non so di cosa avesse voglia ma so che non potevamo fare una proposta analoga ai competitor: non è nel nostro linguaggio e sarebbe stato sbagliato inseguire quel rigore, fatto di momenti solenni, luci abbassate e conduttore sempre dietro la domanda. Se volevamo entrare in quel segmento dovevamo rivoluzionare tutto, trasformando il quiz in un pretesto per fare spettacolo. Fondamentalmente facciamo un programma di intrattenimento. Diciamo che è un one man quiz: abbiamo costruito una scatola in cui Paolo potesse dare il meglio di sè.
Una confezione come questa non stanca il conduttore?
Certo, è un programma in cui Paolo si spende, canta, balla. E’ uno show estremamente fisico. E’ come se noi registrassimo due grandi varietà e mezzo alla settimana. Paolo è fisicamente provato.
La stanchezza ha contato anche nel rifiuto di proseguire Avanti un Altro anche nella garanzia primaverile?
Questo dovremmo chiederlo a lui. Il fatto che il programma chiudesse in quella data era prestabilito ma non ti nego che la rete avrebbe avuto piacere a proseguire, visti i risultati. Credo, però, che ci siano delle strategie per non usurare il programma; è un piccolo gioiello che va preservato. E’ come quando ti alzi da tavola con un po’ di appetito. E’ anche naturale che, per la sua ‘fisicità’, non è un programma che può essere fatto molto a lungo.
Quindi settembre-dicembre per altri due anni?
Sono cose che decide la rete ma immagino che ci siano buone possibilità di rivederlo a settembre.
E nel frattempo Marco Salvati che fa?
Marco Salvati sta preparando un’altra puntata di Ci Vorrebbe un Amico e poi il nuovo programma di Paola Perego, Attenti a Quei Due, con Toro Produzioni che partirà venerdi 13 gennaio. Marco Salvati non si ferma mai.
Stai diventando presuntuoso caro Salvati…
E’ la verità caro Davide Maggio!E ne avrei fatto volentieri a meno, ma non perchè non mi piacciano: sono stanco pure io. Però lo faccio con piacere perchè è bello lavorare con due persone che mi hanno dato tanto nella vita.
A proposito di Lorella Cuccarini, abbiamo scritto che torna a dicembre. Confermi?
Ti confermo che ci sto lavorando. Poi se decidono di non mandarlo più in onda, non dipende da me.
Quante puntate?
Una credo. E’ un nuovo test, con una nuova formula che sviluppa una forza intrinseca del format. Diciamo che e’ un’ulteriore verifica.
Mi pare che fossi tra gli autori anche del primo test però…
Abbiamo fatto una collaborazione esterna. Una contribuzione piuttosto marginale.
Secondo te Attenti a Quei Due non è un programma rischioso visto il peso rivestito dagli ospiti?
Tutti i programmi sono rischiosi, però l’idea di base è molto forte. I cambiamenti che hanno fatto gli autori originari del programma sono convincenti, il meccanismo mi sembra solido, ma la forza si basa tutta sulla forza degli ospiti. Da quello che mi sembra di vedere, saranno di assoluto livello.
Per esempio?
Per esempio non lo so (ridiamo, ndDM).
A prescindere dagli artisti con i quali già collabori, se fossi libero di sceglierti un programma e un conduttore, quali prenderesti?
Mi farebbe piacere lavorare con Fiorello, con Giorgio Panariello o con Chiambretti. Fanno programmi che sono nelle mie corde.
E se dovessi riproporre un format già conosciuto?
Io ho un gran cruccio, ed è il programma al quale sono più legato: la Talpa. E’ sempre andata benissimo e ogni volta è stata una lotta per rifarla. Ecco, rifarei oggi la Talpa, che sento come un figlio mio.
E’ uno di quei pochi programmi che, almeno sul web, gode di un consenso quasi unanime…
Ci sono tanti fanclub, ci sono tanti appassionati; forse perchè l’abbiamo costruito come un giallo.
Una curiosità: ma Stefano Jurgens come mai è accanto a te in video?
Jurgens è un mio caro amico, con cui ho realizzato tante cose. Ha avuto un piccolissimo problema di salute, aveva piacere a ritornare in video e per me è un onore averlo ogni tanto accanto. Non ha un ruolo specifico, ma è una presenza storica nei programmi di Paolo. Chissà che in futuro non gli si possa ritagliare un ruolo in Avanti un Altro.
Era strano perchè mi pare che i rapporti con Santucci (ideatore di Avanti un Altro) non fossero più idilliaci…
Questo onestamente non lo so. Santucci, comunque, non ha un ruolo attivo nel nostro programma. Ha confezionato l’idea con Paolo e poi si è dedicato ad altro. Diciamo che la confezione finale del programma l’abbiamo fatta noi. Anzi, un grazie di cuore lo devo a Sergio Rubino, Simona Forlini, Christian monaco e Lamberto Ciabatti. Senza nulla togliere a Santucci, ovviamente, che segue I Soliti Ignoti dall’altra parte.
La presenza di Jurgens, mi porta a farti un’altra domanda. Lui ha creato un’accademia per autori, ma autori si nasce o si diventa?
Ho avuto la fortuna di insegnare alla terza Università di Roma e in due accademie. Credo che sia un mestiere che sino a qualche tempo fa non si sceglieva, ti ci ritrovavi perchè eri bravo ed eri già all’interno dei meccanismi televisivi. Nel mio caso, ad esempio, facevo musiche per la televisione (ho scritto tra le altre La Notte vola) e mi ritrovavo a far parte di questi gruppi di creativi e, per me, il passaggio è stato automatico. Oggi ci sono ragazzi che vogliono fare gli autori televisivi e quindi vanno a studiare. Ma questo e’ un lavoro che fondamentalmente si impara sul campo.
E infatti i risultati si vedono…
Non esistono più gli autori perchè la categoria non è protetta. Se tu vuoi fare una casa devi essere architetto; se vuoi operare al cuore devi essere dottore. Se, invece, oggi uno volesse fare l’autore, non avrebbe nessun problema. Basta un direttore compiacente e l’ultimo arrivato vale quanto un altro autore ben più affermato. Mi è capitato di lavorare con persone che fino a poche settimane prima vendevano case. Ci deve essere una tutela nei confronti di questo lavoro, anche per questioni di responsabilità nei confronti di chi ci guarda.
A proposito di protezione, come commenti la causa che la Carlucci ha fatto a Baila?
Beh, a questo punto, avendo fatto io molti anni prima ‘Campioni di Ballo’ con Lorella, avrebbe dovuto fare lei causa alla Carlucci?!
1. pippo ha scritto:
28 novembre 2011 alle 14:50