Che si tratti di drama lussurioso (come nel caso di The Tudors), di rivisitazione “soapizzata” (come in The Royals), o ancora di travagliata serie antologica (come per l’appena annunciata Feud: Charles and Diana), è sempre momento propizio per immergersi nel vissuto di una monarchia inglese che non sembra mai perdere il suo fascino. Così, assopitosi l’entusiasmo per The Crown, un’altra testa coronata è pronta conquistare il piccolo schermo. Stavolta è il turno della Regina Vittoria, il cui ritratto narrato da Victoria debutta alle 21.10 di questa sera nel venerdì di laeffe (Sky, canale 139).
Victoria: la prima stagione racconta le origini
Gli 8 episodi in arrivo partono dalle origini, per raccontare i primi cinque anni della reggenza più longeva nella storia del Regno Unito (fino alla conquista del primato da parte di Elisabetta II) e dunque la trasformazione di Vittoria (Jenna Coleman) da diciottenne inesperta a sovrana risoluta, capace di segnare un’epoca tanto leggendaria quanto controversa. L’ascesa al trono nel 1837, lo stretto rapporto con il primo ministro Lord Melbourne (Rufus Sewell), il matrimonio con il Principe Alberto di Sassonia (Tom Hughes) e la nascita della primogenita Vittoria, si susseguono quindi sullo sfondo di intrighi personali e politici, costituendo la parte iniziale di un progetto molto più ambizioso. Messi in cantiere una seconda stagione (incentrata sul contrasto tra vita pubblica e privata) e uno speciale natalizio, ITV avrebbe già in programma ben sei capitoli destinati a ripercorrere interamente i 63 anni di regno, proprio come previsto per The Crown.
Victoria e The Crown, un confronto a colpi di sfarzo
Il confronto tra i due sfarzosi drama storici sorge dunque spontaneo, per quanto le differenze non abbiano tardato a emergere, a partire dal divario di budget. Paragonata ai 100 milioni di sterline spesi per la serie Netflix, Victoria sembra quasi ridimensionarsi a “kolossal fintamente dispendioso”, con i suoi 10 milioni e un set costruito con il contributo di pound shop (i “Tutto a 1 euro” britannici) e studenti di arte. Qualche libertà narrativa di troppo rispetto ai diari personali della sovrana, utilizzati come fonte dalla creatrice Daisy Goodwin, ha infine fatto storcere il naso a pubblico e storici, anche per la fatica di ritrovare nella bellezza regale della pur minuta Jenna Coleman (Doctor Who) l’immagine tradizionale di una goffa e sgraziata Vittoria.