Promossi
10 a Fiorella Mannoia. La rossa cantante si è messa in gioco presentando uno dei brani migliori della kermesse. La sua, dunque, sarebbe stata una vittoria legittima e non dettata dalla storia musicale. Il secondo posto è comunque un buon risultato.
9 a Francesco Gabbani. In pochi ci avrebbero scommesso ma il cantante di Carrara ce l’ha fatta. Merito di un brano originale che è potenzialmente un tormentone, fa parlare e racchiude pure un significato, in pratica un brano che è tutto quello che non è stato questo Festival. Certo non ci saremmo stracciati le vesti se fosse arrivato secondo o terzo.
8 a Carlo Conti. E anche il tris è riuscito. Quest’anno però la kermesse contiana ha avuto un sapore diverso. Dall’onnipresenza degli anni scorsi, si è passati ad una figura sempre ben salda sul palco senza tuttavia essere dominante. Il “fascino” della De Fillippi – co-conduttrice al 50% a tutti gli effetti – l’ha in parte oscurato. Il rimescolamento di ruoli ha fatto sì che indossasse i panni del bischero e andasse a colmare i limite in termini di conduzione della sua partner.
7 a Maria De Filippi. I lustrini e le paillettes del Festival non sono il suo pane e per questo il fuori contesto poteva potenzialmente trasformarsi in un disastro. Ma, arrivata ad un certo punto della sua carriera, si è concessa il gusto di rischiare (con qualche cautela). Il risultato è una sorta di ibrido che l’ha vista acquisire scioltezza in maniera graduale pur non riuscendo ad imporsi come valore aggiunto, al di là dello straordinario appeal mediatico. Voto zero alla decisione di non scendere mai le scale, su questo si sbaglia: Sanremo è Sanremo anche per quei gradini.
6 a Maurizio Crozza. La copertina del comico ligure, pur strappando sorrisi, non graffia. Vista l’importanza del palcoscenico sarebbe stato lecito attendersi uno sforzo maggiore e, soprattutto, una presenza in carne ed ossa che c’è stata soltanto in occasione dell’ultima sera.
6 al Festival di Sanremo 2017. L’unione tra il meglio di Rai e Mediaset non ha prodotto il miglior Festival possibile. La kermesse ha proceduto per accumulo senza una visione di insieme, priva di momenti di impatto. Evitabili i tanti spazi dedicati al sociale, messi in piedi quasi per essere a posto con la coscienza. Tra l’assenza di vallette glamour, un parco ospiti povero e la conduzione poco liturgica della De Filippi, è mancato quell’indispensabile sapore di evento. Buoni gli ascolti – e non poteva essere altrimenti vista l’eccezionale coppia alla conduzione - ma il botto c’è stato solo per la lunghissima finale (qui la nostra recensione).
Bocciati
4 all‘Arena di Giletti, dopo-festival delle banalità. Il programma ha scelto di non invitare tutti i cantanti preferendo dedicare il tempo ad alimentare polemiche sulla kermesse. Dopo oltre 15 anni, stiamo ancora a parlare dei talent che, peraltro, mai come quest’anno non hanno inciso sull’esito finale della gara del Festival (e hanno portato a Sanremo canzoni interessanti).
3 alle polemiche per le esclusioni eccellenti. Che il meccanismo di voto sia discutibile era noto a priori così come il fatto che degli eliminati ci devono essere. A Sanremo deve vincere la canzone non il cantante.
2 al meccanismo di votazione. E’ palese che non ci si voglia inimicare nessuno, ma se decidi di fare una gara non ha senso buttare fuori sei cantanti per riammetterne due che poi vengono di nuovo eliminati nella sera successiva. La giuria degli esperti, poi, deve prendersi la responsabilità delle proprie scelte con votazioni palesi. Siamo poi sicuri che azzerare ogni volta la classifica sia la soluzione migliore? (qui le votazioni sera per sera)
1 agli ospiti. Tante persone e personaggi hanno calcato il palcoscenico dell’Ariston, pochi quelli che hanno lasciato qualcosa e avevano ragion d’esserci. Continua a risultare opinabile la presenza di ospiti italiani soprattutto quando si invita un cantante giovane come Tiziano Ferro, che non ha mai partecipato al Festival, è già stato super ospite pochi anni fa e va a promuovere il disco (discorso diverso se avesse fatto solo l’omaggio a Tenco). Tra i peggiori sul palco: Raoul Bova, le “figlie di” e la modella fidanzata di Vincent Cassel.
0 a DavideMaggio.it e alla Sala Stampa dell’Ariston. Si, questa volta ci bocciamo da soli. Per un errore commesso da un giovane collaboratore è stato pubblicato in anticipo il vincitore del Premio della Critica ‘Mia Martini’. Una pubblicazione rimasta online per pochissimi minuti, e cancellata appena ci si è resi conto dell’errore. Peccato che tra le 62 (sì, avete letto bene, solo 62!) persone che hanno avuto modo di leggere il pezzo ci sia stato chi (Massimo Galanto di Blogo) ha pensato bene di sollevare la questione anzichè avere l’accortezza di avvisarci e porre immediatamente rimedio all’errore. D’altro canto era lapalissiano che fosse una bozza pubblicata, mancava persino una foto d’apertura! Ma tant’è: la conseguenza è stata che in Sala Stampa – annunciata la ‘violazione dell’embargo’ – le blasonatissime testate delle prime file hanno ritenuto opportuno chiedere (e far annunciare) quale sito avesse violato l’embargo. Non che ci sia niente di male, per carità, chi sbaglia paga, ma la cosa singolare è che alcune di quelle testate, negli scorsi anni, hanno violato – questa volta di proposito – l’embargo, senza che nessuno pensasse di esporle al ‘pubblico ludibrio’ come si è soliti fare per un gentlemen agreement in vigore da sempre. Proprio in virtù di questa tacita consuetudine, noi i nomi non li faremo. Ma non possiamo non sottolineare che ‘grazie’ alla delicatezza e al tatto della Sala Stampa, un collega ha perso il lavoro. Abbiamo, infatti, sospeso con effetto immediato il rapporto in essere con il nostro collaboratore che ha commesso l’errore. Si spera, tuttavia, che l’ottimo (per ora) Coldagelli, capo della comunicazione Rai, possa portare negli anni a venire il giusto equilibrio che ancora manca tra carta e web. E’ questione di rispetto, di mission (la tanto anelata media company non può avere un atteggiamento simile nei confronti del web) e forse, ormai, anche di numeri.
1. Vince! ha scritto:
14 febbraio 2017 alle 11:47