“Il pomeriggio che non c’era”. All’inizio era solo uno slogan, oggi si potrebbe quasi pensare che si trattasse di una premonizione per Tagadà, il programma quotidiano condotto da Tiziana Panella su La7. Oltre due ore di diretta, a partire dalle 14.20, dedicate a politica, cronaca, economia e spettacolo, insieme ai tanti ospiti, invitati ad intervenire nel dibattito sull’attualità.
Fin da principio, lo show si è dato una mission chiara e agevolmente perseguibile: fare informazione, sfruttando le già tante competenze presenti sul campo e nel “dietro le quinte” del terzo polo tv, e, forte di una buona redazione, canalizzarsi in una precisa linea editoriale votata all’approfondimento politico e sociale. Non un copia-incolla, quindi, ispirato ad altri formati esistenti ma solo e semplicemente quello che già si faceva all’interno della normale programmazione della rete. Si rimane nel “filone dell’homemade”, senza rincorrere i casi più suggestivi e di insistente richiamo mediatico, confermando un taglio principalmente politico che però abbandona volentieri i palazzi e si ferma a raccogliere le storie raccontate “dalla pancia del Paese”. Attenzione però: qui non si viene catapultati tra gli avventori di qualche locale o in mezzo a simil-comizi improvvisati, ma la lenta fidelizzazione del pubblico passa attraverso servizi ed inchieste che si distinguono perché usano un altro linguaggio, sincero e consapevole, intercettando argomenti di normale discussione (sia quella tratta dalle prime pagine sia quelle delle “pagine deboli o dimenticate”) ma togliendo quella patina di fastidiose ovvietà, per poi imbastire le relative riflessioni in studio.
Altra carta vincente di Tagadà è l’ottima presentatrice e la sua capacità di tenere saldamente in mano le redini della trasmissione, evitando – quasi del tutto – gli inutili momenti di caciara che oggi, oltre a non pagare più come un tempo in termini di ascolti, risulterebbero immotivati e fuori contesto. Inoltre, quanto più il contenitore ha saputo seguire l’onda degli avvenimenti e dei temi “freschi di giornata” tanto più è riuscito a conquistare qualche spettatore in più: si è passati dall’1/2% della prima stagione ad oltre il 3% di share.
In onda da fine ottobre 2015, la trasmissione è partita in punta di piedi ma con un obiettivo preciso: coprire una fascia oraria completamente deserta su La7, il “buco nero” del palinsesto del canale diretto da Urbano Cairo. I tentativi più recenti rispondono al nome di Cristina Parodi (quattro mesi a fine 2012 e poi la sospensione del suo “Cristina Parodi Live”) e quello più chiacchierato di Rita Dalla Chiesa quando, nell’estate 2013, le fu proposto di abbandonare “Forum” per un talk di attualità costruito “su misura” per lei. Si sarebbe intitolato “La Settima Onda” ma non se ne fece niente e l’ex moglie di Fabrizio Frizzi rinunciò a qualsiasi nuovo progetto, rimettendosi sul mercato.
Al termine di queste sfortunate vicende, si è fatto un bel respiro (che è durato più di un anno) e si è infine deciso di riaprire il sospirato cassetto, in cerca dell’idea giusta. E come spesso accade, le cose migliori sono uscite esattamente da “sotto al naso”. Rispettando la vocazione di rete, onorando l’ossessionante contenimento dei costi e abbandonando l’idea di una conduzione con “volti famigliari”, si è scelto di prolungare la serie dei rotocalchi del mattino, ospitando vecchi e nuovi parlamentari, affiancati da alcuni giornalisti e commentatori politici. Il “sogno pomeridiano” è così affidato ad una brava moderatrice, la Panella appunto, già testata nei quattro anni precedenti con il fortunato “Coffee Break”, dai modi schietti ma garbati, che appollaiata in cima al classico sgabello, sa interagire con gli ospiti e dirige sensatamente il traffico tra collegamenti, filmati e interviste dal divano.
Le buone maniere pagano a volte più delle buone idee.
1. ciak ha scritto:
19 dicembre 2016 alle 13:23