1
marzo

TATTI SANGUINETI A DM: L’OSCAR A DI CAPRIO? PREFERISCO PARLARE DI CHARLIE CHAPLIN

Tatti Sanguineti

Tatti Sanguineti torna su Iris per raccontare il grande cinema. A partire da oggi – 1 marzo – il noto giornalista e critico cinematografico (con un passato da autore tv accanto a Piero Chiambretti) si riaffaccerà in seconda serata sul canale 22 del digitale terrestre con Storie di Cinema. Il settimanale, dedicato alle pellicole e ai registi più celebri, ripartirà con un ciclo di dieci appuntamenti. Al centro della prima puntata, Charlie Chaplin e il suo film Il Grande Dittatore.

Sanguineti, perché ha deciso di ripartire proprio da qui?

Il Grande Dittatore è forse il film più importante di tutto il Novecento. Mi stupisce che si fatichi a promuoverlo. Abbiamo il cineasta più famoso del mondo che non si è ancora deciso a fare un film sonoro (a dodici anni dell’arrivo del sonoro), che fa una pellicola contro il parere dei produttori ebrei di Hollywood, mettendoci tutti i suoi soldi e irritando le dittature europee. C’è da un lato l’importanza oggettiva del film e dall’altro l’occasione di collaborare con gli amici della Cineteca di Bologna, che posseggono 70mila documenti sul film. E’ un’occasione divertente, luminosa, simpatica per fare una storia di cinema, che è qualcosa di più della storia di un singolo film. E poi ci sono anche curiose vicende italiane legate a questo film.

Quali?

C’è un personaggio che imita Mussolini, che si chiama Bonito Napoloni e che per moglie ha una cicciona orrenda. In Italia il film esce nel ‘62 censurato, perché era ancora viva Rachele Mussolini. Dopo questo film Chaplin non si fa più crescere i baffi: ha saldato il conto a Hitler. Sono tutte piccole grandi storie che abbiamo dimenticato ed è bello che qualcuno se ne incuriosisca. Credo di aver fatto un’operazione di servizio luminosa. Io non parlo ad un pubblico di specialisti: il mio programma è quello che televisivamente si chiama prodotto di nicchia. Ma Chaplin non era affatto di nicchia. Il Grande Dittatore è un film che vale più della nicchia, è un caso unico e sarebbe bello che se ne discutesse.

Oggi c’è un attore coraggioso e fuori dagli schemi paragonabile a Chaplin?

No, no. Non c’è mai più stato un genio assoluto come Chaplin: solitario, contro tendenza, miliardario ma accusato di essere comunista, un uomo solo al comando. In questi 80 anni il mondo del cinema è completamente cambiato. Chaplin sapeva difendere i suoi film, sapeva giocare in borsa, visse una vita fantastica tra lusso e tribunali. Nessuno è più stato come lui e nessuna delle personalità magnifiche che abbiamo visto alla notte degli Oscar può nemmeno lustrargli le scarpe. La sua grandezza è incomparabile.

La seconda puntata di Storie di Cinema sarà dedicata a Quentin Tarantino, che è stato protagonista agli Oscar…

La puntata inizierà con questo tormentone: Tarantino divide. Significa che i pareri su di lui sono discordi, ma anche che Tarantino divide in due il film con l’intervallo, con la musica di Morricone, col 70 millimetri… Certe differenze non le cogliamo perché noi da decenni vendiamo il pop-corn, mentre in altri Paesi il cinema viene proiettato senza interruzioni. Io proverò a spiegare un po’ questa divisione, ma senza fare il professore. Poi ci saranno una puntata su Pasolini, una sul formato 70 millimetri e un omaggio a Ettore Scola. Sto anche per incontrare Franco Ferrini, sceneggiatore dell’ultimo film di Dario Argento, e l’attore Ninni Bruschetta, protagonista nell’ultimo film di Zalone. Ci sarà anche una puntata sulle coppie comiche.

A proposito: cosa pensa di Checco Zalone?

Zalone nel suo film ogni sei minuti cambia scena e argomento, dilatando le pause tra una risata e l’altra. E’ molto originale e ho visto il film con piacere. Gli porto molto rispetto e molto sorriso. Non sono uno zaloniano ma sono un estimatore di Walter Chiari, quindi ho un amore esteso a tutti i pugliesi.

In questi giorni si è parlato molto dell’Oscar a Leonardo Di Caprio…

Trovo che in Italia ci occupiamo troppo degli Oscar. Chiaramente li ho visti anch’io, ma mi sembra che diamo ad essi troppa importanza. Ma forse questa è la battuta di nicchia di un provinciale invidioso. L’Oscar a Di Caprio? Onestamente preferirei parlare di Chaplin, per fare un paragone. Ho rispetto per Di Caprio e agli Oscar è stato simpatico a citare i suoi maestri, anche se nei discorsi dal palco sembrava che tutti volessero salvare l’umanità. In Italia subiamo un po’ troppo questa consegna delle statuette: se ci occupassimo di più di casa nostra forse non sarebbe malissimo.

Lei è stato autore televisivo per le interviste di Chiambretti. Com’è cambiata la tv in questi anni?

Ho l’impressione che, quando facevo l’autore televisivo, si lavorasse e ci si applicasse di più. Lavoravo come un dannato, leggevo centinaia di pagine per preparare un’intervista. Io rimpiango questo lavoro, che è stato molto bello e mi ha dato grandi soddisfazioni. Fare contemporaneamente lo storico del cinema e il battutista del varietà è stata una grande fortuna.

Oggi a fare interviste sono rimasti Fazio e Cattelan…

Cattelan lo trovo molto brillante, è simpatico. Le sue interviste sono ritmate e c’è una buona messa in scena.

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