13
febbraio

IO NON MI ARRENDO: BEPPE FIORELLO RACCONTA L’EROE DELLA TERRA DEI FUOCHI

Beppe Fiorello - Io non mi arrendo

Ad un anno di distanza da L’Angelo di Sarajevo, record di ascolto dello scorsa stagione, Beppe Fiorello è pronto a tornare in tv con una nuova fiction di valore civile. L’uomo d’oro della fiction Rai sarà il protagonista di Io non mi arrendo, una miniserie dedicata alla figura di Roberto Mancini, il funzionario di polizia che per primo investigò sui veleni della terra dei fuochi, scomparso per un tumore nel 2014. Una vicenda, drammatica e attuale, che vede Fiorello oltre che attore protagonista (nel personaggio del poliziotto Marco Giordano, liberamente ispirato a Mancini), anche collaboratore alla scrittura della sceneggiatura e produttore. La fiction, in onda lunedì 15 e martedì 16 febbraio in prima serata su Rai1, sarà presentata ufficialmente dallo stesso Beppe Fiorello questa sera nella serata finale del Festival di Sanremo 2016. La promozione sul palco del Teatro Ariston, unita ai numerosi promo andati in onda all’interno del Festival, contribuirà senz’altro ad incrementare la platea di pubblico interessata a seguire la fiction; e chissà che non si riesca a bissare i risultati da record ottenuti nel 2013, quando Beppe Fiorello nei panni di Domenico Modugno nella fiction Volare, in onda a ridosso del Festival, con puntuale ospitata dell’attore in quel di Sanremo, riuscì a portare a casa ascolti superiori agli undici milioni.

La miniserie in due puntate è diretta da Enzo Monteleone, ed oltre a Fiorello, vede nel cast Massimo Popolizio, Elena Tchepeleva, Paolo Briguglia, e Maddalena Crippa. Io non mi arrendo è stata preceduta negli scorsi giorni dalla pubblicazione del libro Io morto per dovere, di Nello Trocchia, Luca Ferrari, e Monika Mancini (moglie di Roberto), la cui prefazione è a cura dello stesso Beppe Fiorello, che scrive:

“Quando per la prima volta mi hanno raccontato la storia di Roberto Mancini, d’istinto ho provato rabbia e commozione nello stesso momento. Due sentimenti opposti che all’interno di questa avventura umana si alimentano a vicenda. Rabbia, perché la storia di Mancini è piena di ingiustizie, di imperizie, di silenzi, di valutazioni volutamente sbagliate. È impossibile non indignarsi di fronte alla mancanza di dedizione e vocazione alla giustizia da parte di certi organi dello Stato che avrebbero dovuto sostenere Roberto sin da subito nel suo lavoro, collaborando a una indagine che avrebbe potuto – fin da allora – smascherare un piano scellerato, criminale e irresponsabile. Invece lo hanno lasciato solo.”

Io non mi arrendo – Trama prima puntata di lunedì 15 febbraio 2016

Marco Giordano non è campano, ma chi lo ricorda bene è pronto ad affermare che è come se lo fosse. In quella terra martoriata il vice commissario Giordano ci capita dopo un’indagine per usura iniziata dai controlli su una banca locale a Fondi. Marco si imbatte così in Gaetano Russo (Massimo Popolizio), avvocato di provincia, sempre pronto a cogliere buoni affari. Il corpulento avvocato fa incetta di terreni di scarso valore agricolo e senza apparenti prospettive di sfruttamento. Apparenti. Perché un obiettivo chiaro Russo ce l’ha. Usare quei terreni come discariche per rifiuti tossici. Marco, grazie al suo fiuto investigativo e ai piccoli aiuti di Vincenzino, un ragazzino del posto tanto sfrontato quanto coraggioso, intuisce il distruttivo business che sta per abbattersi su quella sfortunata terra e ingaggia con Russo una sfida che, alla resa dei conti, finirà per impegnarlo per quasi due decenni.

Anni in cui trova l’amore di Maria (Elena Tchepeleva), una simpatica ragazza dell’est che sposerà e da cui avrà una figlia, Martina. Anni in cui le indagini di Marco proseguono solo grazie alla caparbietà sua e a quella del suo piccolo gruppo di affiatati colleghi. Ma non è facile indagare su un uomo come Russo, ricco di mezzi finanziari ma soprattutto ricco di relazioni nella pubblica amministrazione, nella politica, nell’economia e anche nella magistratura. Un uomo che realmente controlla il suo territorio. Indagini, intercettazioni appostamenti, tutto confluisce in un rapporto di 250 pagine e in allegati racchiusi in ben settanta faldoni. Anni di lavoro investigativo che Giordano sente di dover portare a termine specie dopo la morte per tumore di Vincenzino. La causa? Quelle discariche che si stanno mangiando la terra, l’acqua e l’aria. Si sono mangiate Vincenzino, si sono mangiate intere comunità e ora si stanno mangiando il corpo di Marco. Lui ha fatto la sua scelta. Far incriminare Russo e interrompere i suoi sempre più lucrosi e imponenti traffici.



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