Chi cerca le buone maniere o il cibo elegante e raffinato è nel posto sbagliato e lo capisce subito, senza difficoltà. Unti e Bisunti (ieri l’ultima puntata della terza stagione su DMAX) è un programma che parla come mangia, mentre mangia e di quello che mangia. Il viaggio culinario di Chef Rubio è chiaro, non mente mai. In nessun discorso ed in nessuna immagine Unti e Bisunti cela la sua vera identità, la quale -anzi- è messa continuamente in risalto ed è resa protagonista assoluta dello show. Qual è questa identità? È quella del cibo prima tastato e poi mangiato rigorosamente con le mani. Quel cibo trangugiato con veemenza, col risucchio, affossato nelle guance e che lascia una scia di bava sulla barba. Ma Unti e Bisunti, non è solo un programma che ruota attorno al cibo. C’è anche la personalità del presentatore che, in piena coerenza con lo stile del programma, ne ribadisce l’identità unica e senza simili. Lo chef conduttore, infatti, propone a sua volta un linguaggio rude e viscerale, dal potente impatto espressivo. Gabriele Rubini parla con il corpo, con i gesti e con gli occhi.
Per questa terza stagione il programma ha anche deciso di rinnovarsi, dedicando tempo e spazio ad una trama distribuita lungo le 10 puntate della stagione, creando una sorta di ibrido di “cooking fiction”. Gli elementi narrativi distribuiti qua e là nelle puntate non appesantiscono limitandosi ad accompagnare il balzellare dello Chef rugbista fra bancarelle e chioschetti. Il montaggio gioca con il ritmo delle immagini, accelerando e rallentando in base alle esigenze del momento. Il tono è nudo e crudo, o unto e crudo, ma fra le righe è talvolta possibile intuire tinte comiche, trailer ed allusive. Mai volgare. Forse ostentatamente primordiale. Chef Rubio parla direttamente con lo spettatore, lo guarda attraverso la telecamera, apparendo proprio per questo ancora più naturale.
Per il gran finale, lo show è approdato in territorio francese, per l’esattezza nella città di Marsiglia, la quale come al solito viene raccontata solo indirettamente. Lo chef dà così prova di grandi abilità comunicative, traducendo dal francese al romanaccio le parole dei cuochi che incontra sul suo cammino. La sfida finale, giudicata dagli italo-marsigliesi, viene vinta dallo chef che “manda alla maison” chef Bernard sulla bouillabaisse alla marsigliese. Il finale di puntata e di stagione accende un momento introspettivo alla luce di un fiammifero, al suon di “la cucina è una sfida continua con se stessi”, subito smorzata dalla conclusione ultima:
“non so quando e se ci rivedremo, ma l’importante è una cosa, non fermasse“.
1. Io ha scritto:
18 ottobre 2019 alle 21:32