26
febbraio

CARLO CONTI A DM: PER SANREMO AVEVO BUDGET ULTERIORE MA NON ERA NECESSARIO SPENDERLO. ORA TORNO A CASA CON L’EREDITA’ E POI… SI PUO’ FARE!

Carlo Conti

Carlo Conti

Il Festival di Sanremo 2015 ha avuto un vincitore: Carlo Conti. Il volto di punta di Rai 1, conquistato per la prima volta il palco dell’Ariston, ha riportato con straordinario successo la kermesse a quella pop-olarità che nelle ultime edizioni era stata – diciamo così – messa da parte. Terminato ora l’impegno nella cittadina ligure, Carlo è già pronto a tornare a “casa” con l’Eredità e con una nuova edizione di Si Può Fare, non prima di aver fatto un bilancio con noi di davidemaggio.it.

Carlo, posso darti ancora del tu?

(ridiamo, ndDM) Ci mancherebbe altro. Sono il solito bischero, non è cambiato niente.

Vogliamo fare un bilancio o se ne sono già fatti troppi?

Il bilancio è positivo. E’ un orgoglio aver realizzato un’edizione vista da 9/10 milioni di spettatori: è stato un Festival lineare, senza polemiche; abbiamo fatto ascolti senza dover ricorrere a chissà quale colpo di scena o di teatro. E’ in linea con il mio modo di fare televisione. Tutte le ideine che c’erano dentro sono risultate forti e vincenti. E poi mi sono orgogliosamente messo questa medaglietta sulla giacca per aver portato i giovani in prime time. Sono particolarmente contento, a prescindere dagli ascolti.

Beh, se il mercoledì mattina gli ascolti fossero stati negativi, il Festival avrebbe preso un’altra piega e le critiche sarebbero piovute a raffica…

Ovviamente, fa parte del gioco. E’ accaduta la stessa cosa con le canzoni: in molti si sono ricreduti e adesso accendi la radio e le senti.

E’ incontestabile che con la musica e gli artisti in gara hai intercettato una fetta di pubblico amplissima...

E’ stata l’operazione alla quale ho sempre puntato. Sanremo vince allargando il più possibile la forbice. Ho tolto solo dei sapori estremi: da una parte cose troppo di tendenza, troppo nuove, dall’altra cose troppo tradizionali. Ho cercato di abbracciare tutto il mondo pop attuale, tenendo a mente l’aspetto radiofonico e quello dei nuovi mezzi. Ho fatto quello che faccio normalmente con le mie trasmissioni: per me non esiste il pubblico di Rai 1, esiste il pubblico e basta!

Secondo te perchè hanno aspettato tutto questo tempo per farti fare una delle cose più ovvie da fare?

Ho aspettato anche io a dire il vero. Ho aspettato di avere tutta l’azienda dalla mia parte, di avere un progetto interessante. Le cose vanno fatte quando sono mature, quando il momento è quello giusto.

Sarà il momento giusto anche l’anno prossimo per bissare?

Ho sempre detto che il 15 di febbraio avrei tirato le somme. Adesso le tiro, ho smesso di pedalare e mi rimane il sorriso. Mi godo questo momento e non voglio pensare a cosa fare il prossimo anno. La prima idea è di non farlo perchè i numeri sono irripetibili.

Si corre il rischio di sminuire un risultato importantissimo, ma allo stesso tempo l’appetito vien mangiando…

L’unica cosa è questa straordinaria fiducia che mi ha dato tutto il mondo della discografia. Questo riconoscimento di aver fatto un Festival per la musica italiana senza aver fatto proclami. E questo, forse, è ancora più importante dei numeri e degli ascolti.

Lo si percepiva anche in città. A Sanremo, dopo tanti anni, c’era davvero tanta gente, tanti fan, tanti addetti ai lavori. Sembrava ci fosse la voglia di condividere qualcosa…

Tutti hanno remato nella stessa direzione. Nemmeno da parte dei discografici ci sono state polemiche o richieste del tipo “fai esibire prima questo o prima quest’altro”. Grande fiducia nei miei confronti e nel mio gruppo di lavoro.

Se avessi avuto due milioni di budget in più…

C’erano, non li ho spesi. Non due milioni, ma una fetta del budget non è stata spesa. O c’era un ospite realmente clamoroso oppure era tutto più che completo. Sarà che mi ero fissato che le canzoni erano forti e tutti quei protagonisti valevano un ospitone, ma sono andato avanti su quella strada. Non abbiamo fatto grosse trattative: c’era una bella idea iniziale che non è andata in porto ma nessun problema.

Un paio di critiche te le voglio fare. La prima sta nella ‘perfezione’ del Festival. Mi sarebbe piaciuto vedere una sporcatura, una sbavatura…

Capisco quello che vuoi dire, però non è venuta. Non sono quello che inventa le cose, quindi è andata così e ce la siamo portata così. Però c’è stato questo colpo di scena mentre leggevo la classifica finale… Darò qualche consiglio per chi verrà il prossimo anno.

Quanto credi che abbia inciso sulla direzione Leone questo successo?

Molto, molto. Mi ha dato completa fiducia, ho sentito l’azienda dalla mia parte, la rete a disposizione. Abbiamo condiviso tutti i passaggi, anche la scommessa di portare i giovani in prima serata è stata capita e condivisa…

Mi riferivo agli effetti del Festival sulla direzione di rete, non viceversa…

Questo è sicuro. Ma sono tanti i successi che ha firmato. Certo, non tutte le cose vanno benissimo ma Rai 1 sta vivendo una stagione di ottimi ascolti.

Seconda critica: non mi è piaciuto che questo Festival non abbia inventato qualcosa dal punto di vista dello spettacolo…

Secondo me ne ha inventate di cose. Te ne dico una: sembra una banalità, ma al Festival una celebrazione di tutti quelli che l’hanno fatto non era mai stata realizzata, cosa che abitualmente fanno gli americani alla notte degli Oscar. Così ho preso in prestito dai concerti di Renato Zero l’idea di usare il Carrozzone, proprio perchè per me Sanremo è un carrozzone. Anche mostrare come le nuove proposte abbiano scoperto di essere state selezionate o, ancora, il video messaggio di ‘in bocca al lupo’ ai finalisti non erano cose casuali. C’erano ad esempio i protagonisti di Romeo e Giulietta perchè era San Valentino e quei ragazzi invitati all’Ariston mi avevano scritto davvero una lettera di protesta perchè avevano comprato il biglietto per il musical quella sera. E noi gli abbiamo fatto un regalo portandoli in prima fila. Si è trattato di tante microidee alle quali si è unita la grande idea di portare i giovani in prima serata perchè – diciamo la verità – questi ragazzi erano considerati un po’ una zavorra. Io, invece, li ho considerati un valore aggiunto e questo, forse, vale l’unica medaglietta che mi metto sulla giacca. La vera, grande innovazione.

Secondo te ci sarà innovazione anche quando i kuTso potranno essere chiamati senza che venga distorta la pronuncia?!

(ride, ndDM) Non credo che sia lì il problema, anche perchè si scrive kutso e in italiano la ‘u’ si pronuncia ‘u’. Vale molto di più la mia battuta “mi avete fatto uno scherzo del kuTso”.

Loro sono riusciti a creare, a prescindere dalla musica, quello stupore del quale il Festival ha bisogno…

Anche Biggio e Mandelli hanno fatto una cosa fantastica con quella banda diretta da Roy Paci. E’ stato un numero altissimo. Così come trovo un numero che ci ha fatto stupire quello di Coruzzi e Di Michele con una canzone così delicata e con Platinette in quella versione lì.

Quando hai chiuso la diretta di sabato cosa hai pensato?

Che tutto sommato le giurie hanno funzionato. Più o meno i maggiormente votati erano quelli. Ero sereno e felice di aver portato la nave in porto. Tutto a posto, a parte quell’incidente della classifica che però si è concluso nel migliore dei modi.

Io penso che l’incidente sia una chiave di successo. Vedi Arisa che con la sua involontaria comicità è stata straordinaria…

Era esattamente il motivo per cui c’era. Sapevo di questa sua verità e spontaneità. E per me che lavoro all’impronta, senza nulla di scritto, ogni cosa non prevista è oro.

Ed Emma, invece, perchè c’era?

E’ un’altra immagine della bellezza. Un altro tipo, un altro sapore, un’altra grinta, un’altra forza. Poi a me piaceva troppo in un Festival basato sulla centralità della musica avere le ultime due donne che avevano vinto il Festival di Sanremo.

Se dovessi dare un voto diverso ad entrambe?

Diverso è impossibile. Darei 8 a tutte e due. Anzi 9 a tutte e tre, non vorrei essere troppo severo.

Emma l’ho vista un tantino polemica verso la fine…

No, dev’essere così. E’ perfetta, perchè dev’essere se stessa. Lo è stata in ogni puntata; si è emozionata, ha vissuto tutti i sapori del Festival.

Hai mai dovuto consolare qualcuno?

No, mai. Ma ho provato un dolore immenso per l’eliminazione di Raf. Era la mia canzone preferita e un artista come lui non meritava una cosa del genere. Ci siamo consolati a vicenda.

In un Festival così pop non ti ha dato fastidio la polemica di una parte della sala stampa nei confronti de Il Volo?

E’ un parere. Lo slogan erano Tutti Cantano Sanremo ma ci si riferiva alle canzoni del passato; in relazione a quelle attuali dovrebbe essere Molti Cantano Sanremo perchè non si può accontentare tutti; l’importante è accontentarne molti. E con il 54% ne abbiamo accontentati più della metà. Poi saranno il tempo e il pubblico a stabilire se è una canzone che rimarrà, se contribuirà a portare in giro nel mondo la canzone italiana.

Sei ossessionato dal fatto che l’applauso non parta?

Non tanto per me, ma ci sono alcune situazioni in cui è importante sentirsi accolti da un applauso. Vedi i giovani che arrivavano su quel palco per la prima volta. Bisogna rompere il ghiaccio nel modo migliore.

La prima chiamata che hai ricevuto dopo il Festival?

Non me lo ricordo nemmeno. Miliardi di messaggi di colleghi, amici, compagni di classe.

Qual è la cosa più bella che hai letto o che qualcuno ti ha detto sul Festival?

“Ho visto il Festival dall’inizio alla fine. Erano tanti anni che non lo facevo”. E poi un mio compagno di classe che ha figli grandi, mi fa: “oh, mi sono ritrovato a vedere il Festival con la mia figliola. Solo te ci potevi riuscire”.

E adesso, Eredità?

Si, è importante tornare a casa. Una casa bellissima che condivido ormai con Fabrizio e che stiamo portando avanti alla grande. Poi penso di fare 6 puntate di Si Può fare. E’ stato un esperimento vincente dell’altro anno, ora vediamo se ha i numeri per sfondare di più.

Tale e Quale regolarmente in onda l’anno prossimo?

Chiaro. Come si fa a lasciare Tale e Quale?! E’ un successo da un bel po’ di stagioni e ci divertiremo ancora.

Con o senza Virginia Raffaele?

(ride, ndDM) Magari potesse esserci Virginia. Permettimi di dire, però, che tra i coach c’è un’altra numero uno delle imitazioni che è Emanuela Aureli.

Me l’aspettavo a Sanremo, sai?

Già son venuti tutti. Si correva il rischio di esagerare.

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6 Commenti dei lettori »

1. ciak ha scritto:

26 febbraio 2015 alle 14:06

bell’intervista…
e bravo CONTI io dico il nuovo SUPERPIPPO… ma rivoglio “pretendo” anche IL “VECCHIO” PIPPO… se ne sente la mancanza in tv…
RIDATECI BAUDO



2. andrea ha scritto:

26 febbraio 2015 alle 18:35

Se condurrà Sanremo 2016,speriamo che come presenza femminile ci sia Cristina Chiabotto



3. giulio ha scritto:

26 febbraio 2015 alle 19:33

Anche se non mi piace la Rai, dico W CARLO! Altro che quel Bonolis, dopo due puntate di Scherzi a Parte con il botto d’ascolto, il nulla assoluto! Mentre Conti si vede che ha voglia di lavorare, ha tanta inventiva da mettere in gioco, idee , e ci mette tutto se stesso e non si addormenta mai, perché da’ peso al lavoro, che serve soprattutto di questi tempi, a differenza di qualcun altro che sembra non dargli molta importanza, e preferisce la vacanza! Lui è il vero re della Rai, mentre Gerry quello di Mediaset, che si fa un mazzo così per portare avanti una trasmissione indegna ad un signore come lui, e la sua disponibilità è sempre piena, come Conti!



4. Lucantonio Prezioso ha scritto:

26 febbraio 2015 alle 22:32

‘Rai1 sta vivendo un ottima stagione di ascolti’ AAAAAAAAH
Va beh cmq a me Conti continua a non piacere cosi come il suo Sanremo che non mi ha entusiasmato.
Ad esempio un format come tale e quale nelle sue mani e come dare perle ai porci Bonolis invece l’avrebbe reso lo show più bello del mondo.



5. giusepp sanna ha scritto:

27 febbraio 2015 alle 11:36

“Viva Carlo Conti”, direbbe Gabriele Cirili.
Ha fatto bene a risparmiare sul budget, riuscendo a confezionare un buon prodotto. Di questi tempi…
Credo faccia bene quando dice che è un Festival irripetibile. Tornare l’anno prossimo sarebbe rischioso. Fossi in lui aspetterei quattro o cinque anni. La cerca è aspetta sempre novità.



6. giusepp sanna ha scritto:

27 febbraio 2015 alle 11:38

Volevo dire che la gente si aspetta sempre cose nuove e rinnovamento.



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