“Sono un negoziatore spietato e un leale coltivatore di talenti“. Beppe Caschetto mantiene sempre un certo rigore, anche nel descrivere se stesso. Non si scompone, l’agente dei divi, l’uomo che gestisce personaggi come Roberto Saviano, Maurizio Crozza, Fabio Fazio, Fabio Volo, Luciana Littizzetto, Pif. Non a caso, attorno a lui permane un certo alone di mistero, alimentato dal fatto che egli non ami mostrarsi in pubblico né frequentare feste. “Bibi Ballandi, con il quale ho cominciato la mia carriera di agente televisivo, mi diceva di non andarci” ha svelato Caschetto in una intervista al Foglio, raccontando poi alcuni aneddoti della propria vita professionale. A cominciare dal nome della sua primissima cliente: Alba Parietti.
Beppe Caschetto: devo molto ad Alba Parietti
“Lei mi spalancò un mondo, cominciai a frequentare gli intellettuali, divenni amico di Stefano Bonaga, avevo l’opportunità di frequentare l’aristocrazia televisiva. Sono molto debitore alla leale follia di Alba, conservo per lei un profondo affetto. In quegli anni conobbi Guglielmi, parlavo con Fustagni, con Giovannelli di Canale5. Un po’ tutti pensavano che fossi un avventizio, che sarei sparito. Ma io avevo una famiglia e non potevo mollare“.
Beppe Caschetto aveva poco meno di quarant’anni, ai tempi. Oggi il suo nome è nel pantheon degli agenti tv più potenti, accanto a quello di Lucio Presta (“Lui è sempre cordiale con me, io invece sono sempre orso e mi dispiace“). Del suo lavoro, che avviene soprattutto dietro le quinte, si conoscono i risultati – l’ultimo è il passaggio di Giovanni Floris a La7 – più che i dettagli tecnici. Al riguardo vige sempre una certa riservatezza, ma guai ad insinuare che alcuni artisti siano mai stati imposti ad una rete. Caschetto si infiamma:
Beppe Caschetto: mai imposto artisti a nessuno
“Sono disposto a scusarmi pubblicamente se lei trova un solo direttore di rete televisiva italiana cui io avrei detto: ‘Ti do questo artista ma tu mi devi prendere anche quest’altro. E’ una cosa che non si fa. E non si fa anche perché è stupida. Controproducente per uno che fa il mio lavoro: diventi il cliente del tuo cliente. Sei debole. E colleghi la carriera di tutti i tuoi artisti a quella dell’artista principale. Con il risultato che se quello per caso smette di lavorare, poi smettono tutti di lavorare. E tu vai gambe per aria“.
L’ultima mossa dell’agente, si diceva, è stata proprio all’addio di Giovanni Floris alla Rai e al conseguente approdo a La7. Sulla mossa di telemercato Caschetto ha le idee chiare: il mancato rinnovo del contratto al suo assistito non è avvenuto per motivo economici. E a smenarci è stato il servizio pubblico.
Beppe Caschetto su Giovanni Floris a La7 e Ballarò
“Hanno sbagliato. Lo hanno sostituito con Massimo Giannini, che fa meno ascolti. E non c’erano ragioni industriali, oggettive, per cambiare. Adesso non serve stare qui tra noi a discutere se Floris sia o meno un talento unico, per me lo è. Ma basta guardare i risultati di Ballarò oggi: un bravissimo e autorevole giornalista della carta stampata, una delle firme migliori di Repubblica, è stato mandato allo sbaraglio nella prima serata televisiva, in un contesto difficilissimo, da una classe dirigente che non sa pensare la tivù. Potevano farlo crescere, farlo impratichire prima con il mezzo televisivo, e intanto confermare Floris che invece andava alla grande“.
E questa non è l’unica critica rivolta da Caschetto alla Rai. A suo avviso, oggi a Viale Mazzini ci sarebbe sempre meno pensiero industriale. Un messaggio rivolto soprattutto ai vertici aziendali, dunque.
“Che senso ha avere tre reti televisive, che rispecchiano la vecchia tripartizione – socialisti, cattolici, comunisti – nell’Italia di oggi, che semmai è divisa tra ‘possibilisti’ e ‘antagonisti’, cioè tra chi vota le forze, diciamo così, ‘dell’arco costituzionale’, e chi invece pensa che tutto vada spazzato via da uno tsunami tour. Con una rete in meno, la Rai avrebbe più risorse, più denaro, farebbe più servizio pubblico, potrebbe trasmettere persino il calcio, ed esercitare un ruolo culturale, unificante, nazionale”
Così parlò Caschetto. Appena prima di tornare ad agire dietro le quinte.
1. kalinda ha scritto:
9 ottobre 2014 alle 19:37